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Tornare in Ghana

Già parte dello staff VIS in Ghana grazie al Charity Work Program dell’Università Cattolica di Milano, Alice torna in Africa questa volta per il suo periodo di servizio civile. Condividiamo con voi la sua testimonianza.

"È una sensazione nuova, che sboccia da qualche parte dentro di me, in silenzio. Provo stupore e meraviglia nel riconoscere questi visi scuri, queste espressioni a volte maliziose, a volte concentrate, incuriosite, corrucciate. Mi sono ormai familiari anche quelle andature sicure, i passi ampi e molleggiati a gambe un po’ arcuate.

Ricordo che la prima volta che arrivai mi sembrava di vedere cose senza poterle davvero capire, persone e cose si confondevano lungo il ciglio della strada senza che io potessi afferrarle: centinaia di frutti rossi adagiati su una stuoia al sole, cibi sconosciuti estratti da enormi ceste trasportate sulla testa con agilità, i gesti ad accompagnare le frasi come me pa wo kyɛw (“per favore”) e ba (“vieni qui”).

La realizzazione del tempo che passerò qui mi attraversa all’improvviso lo stomaco: un anno qui. Riuscirò a carpire il mistero di questo Paese? Tra l’aeroporto e la casa VIS ad Ashaiman, ripenso a quando, ormai quattro anni fa, ho fatto le valigie per partire per l’Erasmus. Sei mesi in Germania, allora mi sembrava impossibile far stare tutto in due valigioni. Alla fine, ho schiacciato tutto in una manciata di sacchetti sottovuoto e sono partita con due valigie da 30kg l’una piene di cose che non avrei usato. Negli anni ho fatto tanti viaggi più o meno lunghi, preparato innumerevoli valigie cercando di diventare sempre più efficiente: davvero, l’errore di quei 60kg di vestiti (il mio peso più o meno) mi ha segnato talmente tanto che ho fatto di tutto per non sentirmi mai più così impacciata.

Oggi parto per un viaggio di un anno in Ghana. Ho di nuovo due valigie la cui migliore garanzia antifurto è il peso. Ma dentro ho le foto degli amici e della famiglia, che non vedo l’ora di appendere in camera all’arrivo, i vestiti che mi sono cucita da sola e tante idee per altre creazioni in wax africano, e le parole, chiuse in una busta, regalatemi dagli amici conosciuti all’inizio di questo viaggio. Questa nuova piccola famiglia mi ha insegnato qualcosa di importante. Quel primo viaggio in Germania mi ha cambiata più di quanto avessi mai pensato, mi ha infuso la voglia di partire e di scoprirmi, di gettarmi al buio nelle cose che mi fanno più paura. Oggi però mi rendo conto che sono sempre partita a metà. Finora mi sono sempre buttata lì dove vedevo un’occasione per capire qualcosa su me stessa, ma oggi capisco che si impara davvero qualcosa quando ci si vede riflessi negli altri. Forse la verità di questo tornare in Ghana è che non c’è nessun mistero, ma solo persone da incontrare e svelare, da riconoscere per quello che sono senza bisogno di uno sfondo che le sorregga.

Oggi sono al mio terzo ritorno in Ghana e posso dire che questo Paese mi sta insegnando che ogni persona è un mondo che va preso per ciò che è, “pacchetto completo”. Non sempre ho il tempo di scoprirli tutti, questi mondi. Ma comincio ad apprezzare il valore dell’ascoltare le piccole infiorescenze che ognuno di noi si lascia scappare. Oggi, quindi, riparto e metto in valigia la voglia di incontro, di scoprire mondi nuovi dentro le persone, consapevole che prendere un aereo da solo da non basta per viaggiare davvero."