Cile settentrionale colpito dall'alluvione. La Famiglia Salesiana impegnata nel supporto alle famiglie colpite.

1 aprile 2015 - Nel Cile settentrionale, in particolare nella Regione di Atacama, una delle zone più aride del nostro pianeta, la scorsa settimana si è abbattuta una catastrofe naturale. L’alluvione, evento che ha sorpreso questa parte del Paese, impreparata ad affrontare un fenomeno atmosferico simile, ha provocato enormi perdite sia dal punto di vista umano che materiale: persone morte e scomparse, famiglie divise ed evacuate, città sommerse da acqua e fango che hanno travolto case, negozi, veicoli e tutto quello che trovavano sul loro corso, villaggi rimasti isolati. Sono alcuni aspetti che caratterizzano questa situazione tragica. Le popolazioni più colpite sono quelle delle città di Copiapò, Chañaral, Caldera, Diego de Almagro, San Antonio ed in minore scala Antofagasta. 

La società civile si è organizzata e, mossa da un profondo senso di solidarietà, sta raccogliendo in ogni parte del Paese beni di prima necessità da inviare alle zone colpite del nord: acqua, alimenti non deperibili, materiale per l’igiene personale. La Famiglia Salesiana in Cile si è unita all’iniziativa ed ha organizzato una campagna di raccolta fondi e di beni di particolare urgenza che verranno utilizzati per sostenere le decine di famiglie della Scuola Industriale Salesiana di Copiapò colpite dall’alluvione.

Al momento, 70 famiglie degli alunni hanno perso totalmente la casa o hanno subito forti danni alla propria abitazione. Si stima che tra i 200 dei 650 alunni della scuola sono stati colpiti da questa catastrofe secondo un diverso grado di gravità. La Scuola Salesiana si sta sforzando in queste ore nella stesura di un report dettagliato delle persone maggiormente colpite; allo stesso tempo, sta operando come Centro di Raccolta per la distribuzione di aiuti, con alunni e professori che lavorano costantemente per portare viveri alle famiglie e rimuovere il fango dalle case, che in alcuni casi arriva fino al tetto.

Le piogge sono cessate e ora si registra nella zona scarsità d’acqua, indurimento del fango (che rende difficile l’accesso a certe zone per prestare soccorso) e fabbisogno di alimenti. Trattandosi di una regione di intensa attivitá mineraria, inoltre, proliferano residui con sostanze tossiche che si teme si siano diffuse con le inondazioni: il fango, quindi, contiene metalli pesanti, arsenico ed acido solforico.

Il Ministero di Salute ha emesso un decreto d’allerta sanitaria, dal momento che si teme il rischio di malattie per la mancanza d’acqua ed il collasso delle fognature, i cui residui si mischiano con il fango delle case.

All’allerta sanitaria si somma lo stato d’emergenza dichiarato dalla Presidente Michelle Bachelet e prevede il controllo della città da parte delle forza armate ed il coprifuoco alle ore 9 della notte.

Attualmente si registrano 23 morti, 57 persone scomparse e 22.381 sfollati e si teme che il bilancio delle vittime incrementi man mano che i soccorsi iniziano a rimuovere il fango dalle cittá piú isolate.

La presidente Bachelet, dopo essersi recata nei giorni scorsi sul luogo del disastro, ha annunciato che il governo sta valutando i danni e individando i luoghi migliori dove alloggiare le famiglie colpite. Intanto, ha dichiarato che saranno inviate in questi giorni 1.200 case d’emergenza, di 24 m² e con bagno annesso, studiate in base alle lezioni apprese durante le catastrofi che si sono abbattute precedentemente sul Paese (gli Incendi a Valparaìso nel 2014 e 2015 e il Terremoto nel sud del 2010). Queste case verranno montate dalle forze militari e da volontari.

Enrico Marinucci

VIS Cile