Come garantire il futuro del Terzo Settore?

27 marzo 2018 – “Il terzo settore italiano nel nostro paese fa un lavoro insostituibile e meraviglioso, che regge un sistema di welfare pubblico traballante, ma non riesce a fare il salto propositivo necessario per essere il motore di trasformazione sociale, il catalizzatore di innovazione e sviluppo umano e sostenibile che potrebbe essere”. Questo è quello che scrive Carola Carazzone, segretario generale di Assifero (Associazione italiana delle fondazioni ed enti della filantropia istituzionale) e membro dell’Advisory Board di Ariadne e di ECFI, nonché ex Presidente del VIS, in un lungo articolo in cui traccia le sfide e le necessità del Terzo Settore.

 

La società contemporanea ha necessità, in tema di tutela delle fasce più deboli, che il welfare state non sempre riesce a soddisfare. Per queste ragioni il ruolo delle realtà del terzo settore acquisisce valore ma risulta anche avere necessità di fondi che siano strutturali. “Le organizzazioni del terzo settore hanno bisogno di un supporto generale operativo che sia solido, prevedibile e sostenibile, che dia loro fiducia per cogliere nuove opportunità e creare maggiore impatto e rafforzi le loro capacità come attori di cambiamento incentivati a collaborare con altre organizzazioni del terzo settore e altri partner diversi”.

 

Carla Carazzone, forte di una consolidata esperienza nel settore, è molto chiara quando parla di rivoluzionare l’approccio ai finanziamenti. “Il primo passo che i finanziatori dovrebbero fare è spostare la loro attenzione dagli input, e dal controllo su quegli input, ai processi e ai risultati, o meglio all’impatto: outcomes e non solo output”. La selezione degli enti del Terzo settore su cui investire deve arrivare attraverso “policy di scouting, dialogo costante, accreditamento e costruzione di relazioni di fiducia basate sulla condivisione della missione e meccanismi di comparazione degli obiettivi strategici”.

 

L’appello è alle “fondazioni filantropiche italiane” che “con umiltà e coraggio” puntino a “favorire l’empowerment e la partecipazione attiva, libera e significativa di partner- enti del terzo settore al cambiamento sociale”.