Angola: vita quotidiana ai tempi del colera

Riportiamo la testimonianza di Cinzia e Gabriele che da un anno e mezzo stanno svolgendo il servizio di volontariato in Angola.

3 giugno 2006

Carissimi,
fra qualche giorno partiremo per Luanda, per poi andare a Benguela, dove avremo l’onore di essere i padrini di Nadia, figlia di Sergio* e Nela, di cui vi avevamo già parlato a settembre, in occasione del loro speciale matrimonio. Approfittiamo quindi per goderci un po’ di vacanza in Sudafrica e in Mozambico...ma, prima di augurare anche a voi un’estate ricca di incontri, volevamo farvi partecipi delle ultime novità, attraverso il nostro diario di bordo.
(*ex volontario VIS in Angola)

10 maggio
È sceso un certo silenzio quando i bambini del centro educativo Don Bosco mi hanno visto piangere, nel bel mezzo dell’inno angolano. Forse solo attraverso quelle lacrime molti hanno capito quello che avevo appena finito di dire.

Avevo appena raccontato una storiella, una delle tante con cui sempre intrattenevo i bimbi in quello che viene chiamato il bom dia, ovvero 15 minuti di canti, racconti, di avvisi prima dell’inizio delle lezioni. Oggi infatti ho raccontato loro la storia di un re, molto orgoglioso del suo castello...un giorno si trovò di fronte a uno sconosciuto che curiosava nelle sue stanze. Innervosito il re chiese al personaggio un po’ indesiderato cosa stava facendo.

Questi, con fare divertito, rispose che stava guardando l’hotel. Il re si inalberò affermando che quello non era un hotel, bensì la sua reggia. A quel punto lo sconosciuto chiese di chi era questo “hotel” prima del re. Questo rispose che la reggia era appartenuta prima a sua padre, prima ancora a suo nonno, e ancora prima al suo bisnonno...Lo sconosciuto, sempre più divertito, chiese di chi sarà l’hotel in futuro, al che il re rispose che ovviamente sarà dei suoi figli, e poi dei suoi nipoti e così via. A quel punto lo sconosciuto scoppiò a ridere, meravigliato che in tutto questo passaggio di “va e vieni” di persone (bisnonni, nonni, genitori, figli, nipoti) quello non si poteva chiamare un hotel...a volte la vita è proprio un hotel, un continuo passaggio di persone, di volti, di sorrisi, di lacrime.

E così se prima di me a scuola c’erano altre persone meravigliose come Irma Graça, Padre Edmundo, dopo di me ci saranno altri che continueranno il ruolo di coordinatrice pedagogica...è così che Pe. Chico continuerà il lavoro che io ho portato avanti in quest’anno e mezzo. Pe. Martin, infatti, mi ha chiesto di occuparmi in questi ultimi sei mesi di un progetto di formazione dei professori rurali, così che in questi giorni sto dando le consegne a Pe. Chico e a Jamba, il giovane segretario del centro educativo.

È così che ieri ho salutato i professori della scuola e oggi i bambini che mi hanno visto commuovere, mentre mi scorrevano davanti tutte le immagini dei giorni passati insieme, i momenti in cui ho giocato con loro, le ore trascorse a leggere e studiare assieme, i tanti “bom dia” cantati e ballati, gli spaventi presi quando qualcuno si era fatto male, le preoccupazioni per il loro futuro, le risate, i saluti, i tanti modi con cui mi sentivo chiamare...Ammetto che mi è proprio difficile lasciare ora la scuola, dopo tante fatiche per entrarci...d’altra parte mi rendo conto che questo fa parte del progetto di essere volontari: riuscire a lasciare alla controparte il bello e la fatica di continuare la lotta.

Non credo, e me ne dispiace, di essere riuscita sempre a prestare attenzione al percorso, ma spero comunque che quest’anno e mezzo di cammino assieme abbia potuto incrementare un po’ la capacità di porsi di fronte ai problemi e l’abilità di risolverli in gruppo. Se rimanesse e si sviluppasse anche solo un po’ di questa leadership condivisa credo che sarebbe già un grande successo.

Tutto questo groviglio di sentimenti che sento dentro, mi ricorda un punto di “spiritualità missionaria” proposto dal biblista Roberto Vignalo, quando diceva che per superare quella specie di “complesso messianico” che molti hanno (missionari compresi) bisogna ricordare che Gesù, per non lasciarsi imbrigliare, pronunziò queste parole “Andiamocene altrove”.

Il progetto che Pe. Martin mi chiede di seguire ora mi aiuterà proprio in questo senso. Oltre alla preparazione del materiale didattico, avrò l’opportunità di andare con un’équipe mobile nei villaggi sperduti (come dice pe. Martin, direzione “culus mundi a sinistra”) e speriamo vivamente di poter dare il nostro piccolo contributo nella formazione dei professori rurali.

25 maggio
Oggi si celebra il “dia da Africa” , ovvero il giorno dell’Africa...praticamente oggi si fermano tutte le attività, per dare spazio alla festa, al riposo...anch’io ho approfittato per godermi una mezza mattinata con alcune donne per farmi fare le mitiche treccine africane! Sarei falsa se dicessi che è stata un’esperienza piacevole: mi hanno tirato talmente tanto i capelli che quasi scoppiavo a piangere ad ogni treccia!

Eppure è stato interessante...intrecciare i capelli fa intrecciare anche le relazioni. Sotto un albero di avocado, ho vissuto questa mattinata semplicemente seduta ad ascoltare, a guardare, a parlare, mentre Minga mi tirava instancabilmente i capelli. Mi ha impressionato questo cortile declinato completamente al femminile...tutte donne che ridono, mangiano, cucinano, allattano, scherzano, ballano, si fanno belle...fanno eccezione solo una flotta di bambini che giocano con un elastico. Quando si dice che Africa è donna credo che si intenda proprio questo universo femminile che si apre in ogni cortile, in ogni fiume, in ogni campo dell’Africa. Eppure anche oggi, “dia da Africa”, mi risulta difficile festeggiare l’Africa, mi riesce più semplice fare festa con alcune persone che vi abitano e che abbiamo incontrato.
A queste persone, impegnate continuamente nella lotta per la vita, credo che si debba dedicare la giornata internazionale per l’Africa.

Volevamo concludere questa lettera agli amici ringraziando quanti, tramite il VIS, stanno appoggiando la nostra esperienza, in modo particolare i progetti “un angolo di gioco per l’Angola” e “Un libro per ricominciare”. Per ora stiamo tentando di creare le condizioni per educare alla lettura e al gioco, forse saranno altri che avranno la gioia di vedere inaugurare la biblioteca scolastica e la ludoteca del centro giovanile, ma a noi restano i sorrisi dei bambini e dei ragazzi che ci hanno coinvolti in questa esperienza.