Lettere dall'Etiopia

Riportiamo una riflessione di Abbà Sandro, direttore ed economo della scuola di Mekanissa in Etiopia.In questi due ultimi giorni mi sono capitati due episodi analoghi ma molto diversi in sostanza che mi hanno fatto riflettere. Non so darmi una risposta precisa, se ho agito bene o male... So solo che la cosa mi ha fatto pensare molto!
Giovedì pomeriggio, sono chiamato al cancello mentre è in corso la partita studenti-professori. Mi avvio e vedo seduta vicino al cancello una donna. Ha qualcosa di strano, lo si vede da lontano. Sembra quasi che abbia una maschera in volto. Anche quelli che stanno uscendo si fermano a guardarla... Quando arrivo vicino capisco il perché: ha il volto completamente bruciato, la pelle tirata e lucida di chi è stato ustionato. Gli occhi due buchi senza sopracciglia, ciglia, e anche le palpebre sono bruciate. Sono sempre piene di lacrime e vitrei, quasi fossero ciechi (anche se non lo sono). Anche le labbra sono quasi inesistenti, mangiate delle ustioni, e i denti rovinati rimangono così scoperti in un ghigno.

La mano sinistra è atrofizzata e necrotizzata all'altezza del polso. Anche altre parti del corpo sono ustionate. Mi racconta che è di Nazaret, una città a 100 km da qui, e che quando le è morto il padre è venuta ad Addis Abeba per cercare di sopravvivere. Vive con una ragazza di 22 anni, malata di diabete. Si capisce chiaramente che nessuno le darà mai un lavoro, tanto è ripugnante il suo aspetto. Mi dà fastidio che la gente si fermi al cancello a guardarla, quasi fosse un fenomeno da baraccone. La invito allora a spostarci dentro la scuola, dove c'è un po' più di discrezione. Ammetto che ho fatto fatica a tenere lo sguardo fisso su di lei, ma mi son detto che probabilmente era il solo gesto di rispetto e di affetto che potevo darle, considerarla come una persona e non come un qualcosa di ripugnante. Ma lo shock maggiore è stato quando le ho chiesto l'età. A prima vista sembrava avesse 40-45 anni... ne ha solo 17! Le ho dato i soldi per l'affitto di tre mesi e ha cominciato a baciarmi le mani come se fossi il suo salvatore. Poi l'ho consigliata di andare dalle suore di Padre Gasparino, che probabilmente potranno darle una mano meglio di noi.

Venerdì subito dopo pranzo, un mio confratello mi chiama e mi dice che ci sono due persone che vogliono parlare solo con me. Mi dice che gli sembra siano del nord, tigrini ( e io mi preoccupo, perché se questi parlano solo in tigrino, chi li capisce?). Esco e vedo tue persone, in giacca e cravatta, con carpetta sotto braccio. Il primo pensiero è che siano professori che vengono a consegnare una lettera di applicazione per un lavoro come insegnati nella nostra scuola. Mi avvicino a loro, che mi rivolgono la parola in inglese. (Gente istruita, allora).

Mi raccontano che hanno lavorato fino a tre mesi prima nella costruzione di strade, ma che per un errore burocratico sono stati licenziati senza giusta causa, e da allora hanno in ballo il processo per riavere il loro posto di lavoro. Dicono che sono tre giorni che non mangiano, loro e le loro famiglie. (Sinceramente non mi sembrano così patiti). Dicono che finché non sarà finito il processo, nessuno accetterà di assumerli. Abitano qui vicino a noi, a meno di un chilometro di distanza, da quello che ho capito. Mi chiedono da mangiare, per loro e le loro famiglie. Mi dicono che per loro è una vergogna venire a mendicare, ma che non hanno altra scelta. (... ma come si fa a credere loro, così ben vestiti e pasciuti?). Rientro per cercare qualcosa da dargli da mangiare, ma mi sembra quasi di togliere il pane di bocca alle centinaia di bambini/e di Donato, che hanno solo noi per mangiare qualcosa di caldo e di nutriente durante il giorno. Non me la sento... torno da loro e gli spiego il mio punto di vista. Mi stringono la mano, con grande dignità e se ne vanno.
Avrò agito bene? Avrò agito male? Non lo so... Certo che questi tipo di situazioni si presentano ogni giorno alla nostra porta. E il Signore ci ha detto che ogni volta che facciamo un gesto di amore verso un piccolo, un debole, un disperato... lo facciamo a Lui. Ma come è difficile vederlo in persone di 45-50 anni, in giacca e cravatta...