A Nias, piccola isola dell’arcipelago indonesiano, è nato un nuovo Centro di accoglienza per minori

Diciannove mesi dopo il terremoto che la sconvolse, distruggendola, la piccola isola indonesiana di Nias, ad ovest di Sumatra, ha ancora bisogno di tutto: scuole, case, strade, ponti.

Colpita il 28 marzo 2005 da un sisma di 8,7 gradi della scala Richter, questa zona, in gran parte popolata da cristiani, sembra essere stata dimenticata dagli aiuti e dall’attenzione del governo indonesiano. Rispetto ad Aceh, una delle aree maggiormente danneggiate dallo tsunami del 26 dicembre 2004 e dove operano ancora oltre 100 ONG, a Nias se ne contano pochissime.

Su una popolazione di quasi 800.000 abitanti il sisma dello scorso anno ha lasciato dietro di sé quasi mille morti, 6 mila feriti, circa 100.000 sfollati, cumuli di macerie e dolore. Le vittime del disastro, inclusi i bambini, ancora non possono usufruire di adeguate strutture, sia abitative che scolastiche. Inoltre la ricostruzione, gestita dalla Brr - Rehabilitation and Recostruction Agency for Aceh and Nias, agenzia governativa istituita per coordinare il lavoro delle associazioni umanitarie ed evitare sovrapposizioni tra i progetti, prosegue a rilento.

Malgrado lo scenario generale di ritardi e difficoltà, il 3 dicembre 2006 è stato raggiunto un grande traguardo: l’apertura del Monaco Youth Center, centro di accoglienza residenziale per minori e orfani dello tsunami edificato a Gunung Sitoli, località nella quale le suore della Carità di Madre della Misericordia portano avanti con determinazione la loro missione. Il corpo centrale delle strutture gestite dalle suore aveva resistito alla violenza del sisma, ma le aule della scuola adiacente erano andate completamente distrutte, così come il piccolo edificio adibito a ricovero. Da qui la necessità di sistemare l’asilo e l’idea di far nascere un grande complesso che potesse ospitare tanti bambini bisognosi di assistenza.

Grazie al sostegno del VIS, alla generosità delle tante persone che hanno risposto all’appello lanciato dal settimanale Io Donna – Corriere della Sera e al prezioso contributo della Association Monaco Asie, il nuovo Centro di Accoglienza è diventato una realtà operativa.