Esperienza sul campo: “Quanto è bello lavorare in team”

16 aprile 2019 – Attualmente in Ghana è in atto una campagna di sensibilizzazione sul tema della migrazione e dei diritti umani. I nostri volontari vanno in giro ad incontrare persone e semplicemente parlarci. Di seguito la testimonianza di Angela Roberto, una delle nostre volontarie, che ci descrive quello che fa e con chi:

 

“Spesso pensare al lavoro, ai propri colleghi, alla noia che molto spesso incorre durante alcune giornate, fa parte della solita routine giornaliera. Questo a me non succede, non può succedere con un team locale che è quasi simile ad una famiglia un po’ stravagante. Due sono le persone che in questi giorni ci stanno accompagnando nella preparazione della campagna di sensibilizzazione, Pope e Nana.

Pope, è il logista che ci aiuta in tutto. Il suo vero nome è James Wood, ma non è l’attore di Hollywood. Il suo soprannome non è dato dal caso, conosce tutti e tutto, ed è per questo che è la persona più indicata per spaziare dall’aiuto nella comunicazione con i parter locali fino alla preparazione degli eventi. Nana invece, è la Queen Mother di Senase, piccolo villaggio nel centro del Ghana, una personalità simile ad un giudice di pace che rappresenta un territorio specifico del Ghana. La società in cui opera, è una società matriarcale in cui comandano le donne. Lei rientra nei partner locali che supportano i progetti del VIS. Le Queen Mothers, e Nana in particolar modo, si riconosco dai loro bellissimi vestiti tradizionali e dal loro portamento quasi regale.

 

Una delle esperienze più divertenti dei miei primi secondi mesi qui a Sunyani riguarda un incontro, tenutosi in una scuola di Berekum, a 50 km da Sunyani, al quale ho partecipato con Pope e Nana. Per l’organizzazione della campagna di sensibilizzazione sono richiesti diversi spostamenti, che spesso includono incontri formali con i presidi delle scuole che ci stanno aiutano ad organizzare una serie di incontri con gli studenti per parlarle di migrazione irregolare e delle diverse possibilità formative e lavorative qui in Ghana. Questi incontri non sono mai noiosi, uno in particolare ha lasciato il segno.

 

Prima di poter parlare di “affari”, è necessario seguire un iter di benvenuto: sedersi, aspettare che venga distrubuita dell’acqua e lasciarsi salutare dai padroni di casa che in cerchio passano per ogni ospite dicendo akwaba (benvenuti in ghanese). Dopo questi convenevoli si passa a parlare della missione e così via. Gli incontri scorrerebbero normali se non si avessero un logista e una Queen Mother come accompagnatori. Il preside di una scuola festeggiava il suo compleanno proprio quel giorno e Pope si è illuminato nel momento in cui abbiamo scoperto di questo evento. La stanza si è fermata per un minuto, Pope ha iniziato a cantare una canzone di auguri e tutti i presenti tranne me naturalmente, hanno iniziato a cantare con lui. Nana batteva le mani e io non facevo altro che ridermela sotto i baffi.

 

Potrei raccontare un’infinità di aneddoti su questi semplici incontri che si trasformano in avventure, la loro personalità e il loro carisma non fanno altro che irradiare tutti i momenti passati insieme. Avere il piacere di lavorare con due persone del genere, poter ridere a crepapelle nonostante una grande barriera lingustica, confrontarsi sulla cultura locale, a volte abbracciarsi senza dover dire niente, rientra nelle più belle gioie di questa esperienza.”