Haiti, la paralisi socio-politica non ferma la speranza per i giovani

29 marzo 2019 - Pays lock questa l’espressione che è stata coniata per identificare i giorni in cui Haiti, nello scorso febbraio, è stata completamente paralizzata e bloccata. Attività ferme, blocco della circolazione, scuole e uffici chiusi, la gente barricata in casa o in strada a manifestare. Ecco un racconto dal campo attraverso la testimonianza di Sara Persico, rappresentante Paese VIS Haiti.

 

"Il Paese era in rivolta contro il governo, il Presidente, la corruzione dei politici, l’aumento del costo della vita, l’inflazione estremamente forte. Accanto a queste agitazioni, in alcuni quartieri della città le gang armate che si dividono e contendono le diverse strade si sono fatte la guerra. Sono ormai 8 anni che vivo ad Haiti, ho visto altri momenti critici, ma mai sono durati così a lungo e l’intensità degli scontri fra bande sta aumentando di intensità e frequenza.

 

Le cose miglioreranno? Lo Stato prenderà il controllo delle zone di fatto gestite dalle bande? Non lo so, difficile intravedere dei segni di miglioramento. I vari attori impegnati nello sviluppo e nella ricerca della stabilità del Paese si interrogano e fanno ipotesi su come sia meglio intervenire. Poi, proprio qualche giorno fa, il parlamento ha votato la sfiducia al primo ministro e quindi via un altro governo e via ad un altro momento di stasi, di non azione, finché non si sarà insediato un nuovo primo ministro ed un nuovo governo. Una strategia per non governare o la voglia di un governo diverso?

 

Intanto, mentre tutto questo accade, i salesiani con il VIS e le altre organizzazioni che li sostengono, fra cui l’unità CVR (riduzione violenza comunitaria) della missione delle Nazioni Unite in Haiti (MINUJUSTH), cercano di dare una speranza ai giovani del Paese, soprattutto quelli per i quali il domani, l’avvenire è difficile da costruire. Giorno dopo giorno educatori, psicologi, insegnanti, istruttori sfidano la città per recarsi nei centri salesiani, che si trovano proprio nelle zone più difficili e pericolose di Port au Prince, per aiutare i giovani e le loro famiglie prima ad immaginarsi un futuro diverso e poi a costruirlo insieme un passo dopo l’altro".