Il Burundi in bilico tra la violenza e la soluzione politica

18 novembre 2015 - Il Burundi sta vivendo altre giornate di sangue. Le ennesime, dall’inizio delle proteste contro il governo di Pierre Nkurunziza e la dura reazione dell’esecutivo (qui link al pezzo precedente su VIS). 

Tra domenica e lunedì, i ribelli hanno attaccato in diverse zone della capitale Bujumbura, tra cui un commissariato di polizia a sud della città. Durante gli scontri, sono morti 10 poliziotti, secondo quanto riporta la RPA

Gli attacchi hanno coinvolto anche la casa del sindaco della capitale, Freddy Mbonimpa, che ha denunciato il danneggiamento della sua abitazione e dei veicoli parcheggiati all'esterno dopo l’offensiva di una decina di persone.

Lunedì, invece, a Musaga, le bombe a mano dei ribelli hanno costretto gli organizzatori ad annullare un intervento del ministro della Sicurezza Pubblica. Martedì, invece, l’API, la guardia presidenziale, ha attaccato il quartiere 6 di Ngagara, alla ricerca di possibili armi, saccheggiando le case della popolazione e rubando soldi, gioielli e telefoni, secondo quanto riporta la RPA.

Nella notte tra martedì 17 e mercoledì 18 novembre, poi, una nuova offensiva dei ribelli ha coinvolto postazioni di polizia a Nyakabiga e a Rohero I. Le azioni cdi questi giorni lasciano intuire la presenza di una coordinazione e di un comando unico delle operazioni attribuite da alcuni testimoni a dei commandos costituiti da rwandesi e burundesi. Una informazione, comunque, ancora da verificare.

Per arginare una crisi sempre più pesante, si stanno muovendo l’Unione Europea e l’ONU. L’invito al governo di Bujumbura è quello di fermare le violenze e di iniziare un dialogo con gli oppositori.

Lo stesso appello è stato rivolto ai leader burundesi da Barack Obama sabato 14 novembre su Voice of Africa. Il Presidente degli Stati Uniti ha invitato l’esecutivo di Nkurunziza ad accettare una soluzione politica alla crisi, favorendo la mediazione della comunità internazionale. Obama ha inoltre sottolineato come l’uccisione di persone innocenti e la retorica dell’odio delle ultime settimane stiano “mettendo a repentaglio il futuro dell’Africa centrale”.

Il VIS, che lavora nel Paese in aiuto dei gruppi maggiormente a rischio, auspica una soluzione politica della crisi, che riporti la stabilità e la pace in Burundi. Riteniamo importante l’impegno della comunità internazionale, che ha finalmente fatto sentire la propria voce dopo mesi difficili. Ciò che è fondamentale, crediamo, è non spegnere mai la luce su questi Paesi spesso dimenticati dall’opinione pubblica e dai media. Il silenzio è complice della violenza. E noi ci impegneremo per tenere sempre alta l’attenzione.