Rebecca ritorna dal Senegal: "La mia casa si è chiamata Tambacounda"

17 giugno 2019 - Una nostra volontaria, Rebecca Diotallevi, è da poco tornata dal Senegal. Tre sono i mesi passati nel Paese africano, concentrando il suo servizio volontario nella regione di Tambacounda. La partenza è stata possibile grazie ad un tirocinio della Université Lumière di Lione e il VIS. Vi lasciamo leggere il ricordo emozionante di Rebecca rispetto alla sua esperienza da poco terminata:

 

"Alla fine di un viaggio si ha sempre una strana sensazione: quel riflesso che ti fa pensare di essere appena arrivato e poi quello di pensare di aver passato una vita intera in quel posto. Quando il viaggio diventa un’esperienza come quella che ho appena concluso, beh, allora ti sembra di lasciare casa. Tutto diventa presto abitudine i “Bonjour” o “Salam Aleikum” della mattina, il tragitto verso l’ufficio o il trolley pronto per partire per qualche missione, magari all’alba con l’aria fresca e gli occhi ancora chiusi. E così quando è ora di partire ti senti un po’ persa perché stai lasciando casa e non sai se stai rientrando o ripartendo.

 

La mia casa si è chiamata Tambacounda e per la precisione la “maison” davanti alla Cattedrale del Centro Don Bosco. Quando sono arrivata a Tamba l’aria era elettrica e ogni contatto era una piccola scarica di energia. L’aria annunciava un periodo che lo sarebbe stato altrettanto: elettrico, pieno e intenso. Ho vissuto in una casa rosa, con un bagno vista luna, due coinquilini speciali a cui piace tanto l’omelette e riempire la casa di urla e risate, un capo diventata presto complice di risate e racconti, due ragazze che mi raccontavano di terre ivoriane e di tanto in tanto un gatto che faceva capolino da qualche finestra.

 

Conoscevo il Senegal, i suoi odori, i suoi suoni e i suoi colori ma senza nemmeno darmi il tempo di ricordarli si è fatto presto scoprire con sfumature e luci diverse ed ecco che i giorni di questo stage sono volati via come una lunga planata sul filo dell’acqua.
Potrei raccontarvi aneddoti, esperienze, risate, storie di piccole porte e di dimenticanze, delle difficoltà, di momenti di paura, di corde di chitarra che mi hanno fatto vibrare l’anima. Qui ho scoperto il significato di un caldo “accablante” una parola che pensavo si potesse trovare solamente scritta nel libro di lingua francese e tratta dal racconto di Jules Verne. Invece Tamba è capace di abbracciarti anche con il suo caldo. Potrei raccontarvi di come è stato formativo muovere i primi passi in questo mondo, quello della cooperazione, mano nella mano insieme al VIS e ad un team eccezionale che mi ha sempre seguita ed accompagnata; come questo mi abbia messo in discussione, in sfida con me stessa, di come mi sia sentita parte del progetto e della squadra e di come mi ricorderò sempre dei loro insegnamenti. Potrei raccontarvi di come è stato intenso cambiare prospettiva e osservare ciò che avviene nel mondo da qui.

 

Ma l’Africa si racconta a fatica, servirebbero parole che non riesco a modellare, e così l’Africa la vivi.
Grazie al VIS per questa possibilità, a Tiziana che mi ha accolto e insegnato tanto, a Laura e Marianna lontane ma vicine, all’equipe di Tamba Diop, Diallo, Bessane e Edouard con cui ho condiviso l’ufficio e questa terra e a tutti gli incontri, quelli che mi aspettavano e quelli che mi hanno sorpresa.
Ora a partire da questa esperienza mi aspetta una tesi da scrivere, un'altra sfida facendomi l’augurio che tutto questo sia solo un inizio, come dicono qui inshallah…"