Beatificazione di Ceferino Namuncurá, allievo salesiano e aspirante al sacerdozio

Domenica 11 novembre, a Chimpay, piccolo paese agricolo della Patagonia argentina, circa 200mila persone hanno partecipato alla beatificazione del Príncipe de las Pampas Ceferino Namuncurá, giovane indigeno mapuche, allievo salesiano e aspirante al sacerdozio.

Alla cerimonia, presieduta a nome di Sua Santità Benedetto XVI dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, hanno partecipato inoltre mons. Esteban María Laxague, salesiano, vescovo di Viedma, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, S.I., Primate dell’Argentina, Arcivescovo di Buenos Aires e Ordinario per i fedeli di rito orientale, il IX successore di Don Bosco, Don Pascual Chávez, Rettor Maggiore dei Salesiani, numerose autorità Argentine e centinaia di fedeli.

In occasione della beatificazione, il Rettor Maggiore ha sottolineato l’importanza di credere nei giovani invitando a scommettere sulla loro educazione. Inoltre, ha reso omaggio anche al popolo mapuche dicendo: “oggi Chimpay rappresenta una terra di santi perché ci ha donato un santo che è un modello per tutti i giovani del mondo. Grazie al popolo mapuche!”.

Il programma di Ceferino può essere raccolto in una frase: “Voglio studiare per essere utile al mio popolo”. Infatti, era questo lo scopo di Ceferino: studiare, crescere, formarsi per poi tornare dal suo popolo e aiutarli nella loro crescita culturale e spirituale.

Oggi, l’Argentina e tutta la Comunità salesiana lo ricorda, lo celebra e festeggia la sua beatificazione.
Breve biografia di Ceferino Namuncurá Ceferino, nacque a Chimpay il 26 agosto 1886. Fu battezzato due anni dopo dal missionario salesiano don Milanesio. Figlio del “Grande Cacico” Mapuche, quando aveva undici anni fu da lui inscritto alla scuola governativa di Buenos Aires per “formare il futuro difensore del suo popolo”.

Ceferino si trovò a disaggio e fu allora trasferito al collegio salesiano Pio IX. Qui ebbe inizio, a parole del Rettor Maggiore, “l’avventura della grazia” purtroppo poco tempo dopo interrotta dalla tubercolosi che lo portò via a solo 19 anni. Morì l’11 maggio 1905 a Roma dove era arrivato in cerca di cure mediche. Dal momento del suo arrivo alla scuola salesiana dimostrò sempre molto interesse per lo studio, le pratiche di pietà e il catechismo rendendosi simpatico a tutti, compagni e superiori.

Due i fatti lo segnarono a vita: la lettura della vita di Domenico Savio, di cui diventò ardente imitatore, e la prima comunione, nella quale strinse un patto di assoluta fedeltà con il suo grande amico Gesù. I suoi resti riposano nel Santuario di Fortín Mercedes in Argentina, e quella sua tomba è da anni meta di ininterrotti pellegrinaggi.

Virginia Laura Labal