R.D. Congo: manca un mese dalla democrazia

VERSO LE URNE
Per garantire la sicurezza l’Unione europea ha allestito una forza militare di 2mila uomini. Nel Paese operano anche 17mila caschi blu dell’Onu, impegnati contro i miliziani

Tensione, scontri e vittime, in occasione dell'apertura della campagna elettorale Nella regione orientale dell'Ituri permangono ancora focolai di guerriglia

Di Beatrice Luccardi

Un tempestoso avvio della campagna elettorale caratterizzato da gravi incidenti, un'attesa spasmodica della popolazione per le elezioni del 30 luglio prossimo e una rilevante incertezza istituzionale, mentre nell'Est continua l'insicurezza e si temono nuove recrudescenze belliche.

Ecco in estrema sintesi la situazione della Repubblica democratica del Congo a meno di un mese dalle prime elezioni legislative e presidenziali a suffragio universale dalla conquista dell'indipendenza. Votazioni destinate a concludere il processo di pacificazione dell'ex Zaire travagliato, a partire dal 1996, da circa otto anni di guerra quasi ininterrotta, costata la vita direttamente o indirettamente ad oltre 4 milioni di persone.

Sono 25 milioni gli aventi diritto al voto. Per la presidenza i candidati sono 33, tra i quali l'attuale presidente di transizione, Joseph Kabila, considerato tra i favoriti. A supportare Kabila c'è una piattaforma politica che raggruppa 31 partiti, denominata Alleanza della maggioranza presidenziale. Kabila, dopo aver garantito che le elezioni non verranno ulteriormente rinviate, ha promesso «un Congo nuovo»: «Queste elezioni permetteranno di risolvere l'eterno problema della legittimità del governo», ha detto, chiedendo poi ai congolesi di votarlo per consentirgli di «continuare a lavorare per la ricostruzione» del Paese.
I congolesi saranno chiamati ad eleggere anche i membri dell'Assemblea di Kinshasa. Ben ottomila, suddivisi in 267 partiti, i candidati che si contenderanno i 500 seggi del Parlamento.

Per garantire la sicurezza durante il voto, l'Unione europea, già impegnatasi 3 anni fa con la Missione Artemis, ha allestito una forza d'intervento militare di duemila uomini, la Eufor R.D.Congo.

Nel Paese è già dispiegato un contingente di 17mila caschi blu dell'Onu, in gran parte impegnato nella instabile regione orientale dell'Ituri. Un territorio che vede il conflitto politico-etnico tra hema, allevatori, e lendu, agricoltori, e in cui i militari delle Nazioni Unite non riescono ad avere ancora ragione dei miliziani.
Nel Kivu permane invece l'incubo degli irregolari ruandesi, ed è confermata la presenza costante dell'ex generale Laurent Nkunda (batware), oggetto di un mandato di cattura internazionale per crimini contro l'umanità.

Sarà proprio nell'Est che si dispiegheranno gli osservatori elettorali dei Beati i costruttori di pace, presenti il 30 luglio a titolo ufficiale al pari di quelli dell'EurAc, la Rete europea delle Ong operanti nei Grandi laghi africani. «Una presenza importante soprattutto per la popolazione», sottolinea ad Avvenire padre Silvio Turazzi, missionario saveriano e animatore della Rete Pace in Congo. Tali iniziative affiancheranno le missioni ufficiali degli organismi internazionali.

Nell'Ovest del Congo, intanto, la campagna elettorale ha già mietuto le prime vittime a causa della violenta manifestazione, nella città di Matadi, di un gruppo del Bundu dia Kongo - movimento che vorrebbe la restaurazione dell'antico Regno del Congo - , manifestazione conclusasi con la morte di 12 dimostranti per mano delle forze dell'ordine.
Scaduto il periodo di transizione, inaugurato nel 2003, intanto non si sa quali saranno le personalità destinate a guidare il Congo fino alla promulgazione dei risultati elettorali. La Costituzione, approvata con referendum 6 mesi fa, consente il mantenimento ad interim delle istituzioni transitorie ma è in corso una concertazione che dovrebbe specificare i diversi ruoli.

Fonte: L'Avvenire