Kenya: a rischio i tentativi di mediazione da parte della diplomazia internazionale

Non è passata nemmeno una settimana dalla stretta di mano davanti al paese ed al mondo intero tra Kibaki il presidente attuale del Kenya e Odinga capo dell'Opposizione, eppure gli scontri tra le due etnie, Kikuyu e Luo, sono ancora più sanguinose, complicando ulteriormente i tentativi di mediazione della crisi politica portati avanti dall'ex segretario generale della Nazioni Unite Kofi Annan.

Il Kenya ha vissuto un fine settimana scandito da episodi di violenza etnica con dozzine di morti nella Rift Valley: ancora oggi sono forti le proteste nella parte occidentale del paese.
Nelle cittadine di Nakuru e Naivasha, gruppi formati da membri delle comunità rivali si sono affrontate. Sessantaquattro persone sono rimaste vittime di violenze a Nakuru, portando ad oggi il numero totale delle vittime a 800. Da queste due cittadine migliaia di profughi stanno partendo in cerca di un posto più sicuro: 250.000 i profughi creati fino ad oggi anche se le stime sono destinate ad aumentare.

Nella cittadina occidentale di Kisumu, la polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e colpi d'avvertimento in aria nel tentativo di disperdere le migliaia di persone scese in strada per denunciare le vittime appartenenti all'etnia dei Luo avvenute lungo la Rift Valley. A causa dei tanti manifestanti per la polizia rimane difficile mantenere la situazione sotto controllo.

Mentre inizialmente le proteste erano concentrate sui presunti brogli elettorali, denunciati anche dagli osservatori internazionali, ora le dispute si sono allargate ad antiche rivalità basate su questioni di potere e divisioni territoriali che risalgono ancora ai tempi dell'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1963.
Probabilmente la politica coloniale britannica del "dividi e impera" fra le diverse tribù ed etnie che compongono la società keniota hanno acuito le divisioni, che sono peggiorate a causa delle successive politiche territoriali post coloniali.

Da Bruxelles i ministri degli Esteri lanciano un appello alle parti perché assumano la responsabilità di un impegno costruttivo per il dialogo, la cessazione delle violenze e la pace.
L'Unione europea deciderà il proseguimento delle proprie azioni europee sulla base di eventuali progressi riscontrati nel breve periodo al fine di favorire una soluzione politica sostenibile e duratura in Kenya.

In ogni caso, i ministri confermano il sostegno e gli sforzi della Ue "per assicurare al Kenya democrazia, rispetto per i diritti umani e stabilità". Per il periodo 2008-2013 il fondo europeo per lo sviluppo prevede stanziamenti per il Kenya per 383 milioni di euro.