Progettare lo sviluppo

PROGETTARE LO SVILUPPO

“Il diritto allo sviluppo è un diritto inalienabile dell’uomo in virtù del quale ogni essere umano e tutti i popoli hanno il diritto di partecipare e di contribuire ad uno sviluppo economico, sociale, culturale, politico nel quale tutti i diritti dell’uomo e tutte le libertà fondamentali possano essere pienamente realizzati, e di beneficiare di questo sviluppo”.

Declaration on the Right to Development, General Assembly Resolution 41/128, 4 December 1986

A) INTRODUZIONE

Prima di entrare nel dettaglio e quindi spiegare in cosa effettivamente consista la progettazione per lo sviluppo, occorre fare chiarezza su alcuni concetti basilari: prima di tutto su cosa si intende, in questa sede, per sviluppo.

freccia_verde.gif (118 byte) 1. Il punto di partenza

Il punto di partenza è un dato di fatto: la diseguaglianza tra Nord e Sud del mondo.
Se da una parte ci sono Paesi che godono di un sostanziale benessere economico e sociale, dall’altra ci sono i così detti Paesi in Via di Sviluppo, dove spesso la popolazione non ha accesso nemmeno ai beni essenziali, come il cibo e l’acqua.
Il totale della popolazione mondiale è di circa 6 miliardi di persone, di questi 6 miliardi, più di 1 miliardo lotta quotidianamente per non morire di fame e quasi 3 miliardi sopravvivono a stento.
A questo si aggiunga un dato forse già noto, ma su cui occorre riflettere: il 20% del totale della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse del nostro pianeta.

freccia_verde.gif (118 byte) 2. Quale sviluppo?

Per sviluppo intendiamo la creazione di una serie di condizioni affinché i Paesi più poveri siano messi nella condizione di superare queste diseguaglianze e, quindi, di affrancarsi dalla povertà.
Ma occorre sottolineare una cosa importante, il concetto di sviluppo meramente economico è stato da tempo superato, così come è stato superato l’approccio che vedeva nel semplice trasferimento di tecnologie e capitali nei paesi Poveri la chiave dello sviluppo.

Oggi il concetto di sviluppo generalmente accettato è quello di sviluppo umano, concetto che, se non esclude del tutto il concetto di sviluppo economico, non si riduce però a questo unico aspetto.
Infatti, l’approccio allo sviluppo umano trova il suo fondamento nella convinzione che debbano essere ampliate le opportunità a disposizione dei singoli individui che appartengono ai Paesi più poveri, attraverso la formazione ed il potenziamento delle capacità umane.

Ogni individuo, secondo questo approccio, deve essere messo nella condizione di condurre una vita sana, di acquisire competenze e di accedere alle risorse necessarie per condurre una vita degna e per contribuire allo sviluppo del suo Paese.

I principi fondamentali su cui si basa questo approccio sono quattro.

  • Eguaglianza, perché lo sviluppo umano deve essere un processo di ampliamento delle opportunità per tutti, senza alcuna discriminazione.
  • Sostenibilità, il processo di sviluppo deve autorigenerarsi in modo tale da garantire le basi per il suo perdurare nel tempo e, quindi, permettere a tutte le generazioni di beneficiarne. Un tema attuale è quello della sostenibilità ambientale: il processo di sviluppo non deve compromettere il nostro ecosistema e deve quindi essere armonizzato con i mezzi che offre la natura e, al tempo stesso, esserne rispettoso.
  • Partecipazione, questo principio è fondamentale nel contesto dello sviluppo umano. Partecipazione, intesa in questo caso in senso lato e non solo riferito al concetto di partecipazione politica, significa che tutti gli individui devono essere coinvolti in profondità nei processi economici, sociali, culturali e politici che li riguardano. La partecipazione è una garanzia della sostenibilità del processo di sviluppo, perché solo attraverso la partecipazione gli individui possono essere artefici del loro futuro e moltiplicatori di sviluppo.
  • Produttività; per garantire uno sviluppo che non sia distorto, occorre che gli individui siano messi in condizione di partecipare ai processi economici in maniera attiva e, in particolare, devono essere messi nella condizione di accedere ad un impiego remunerato per poter soddisfare i bisogni fondamentali.

freccia_verde.gif (118 byte) 3. Il concetto di cooperazione allo sviluppo

La disuguaglianza tra Nord e Sud del mondo, la convinzione che questa disparità sia di fatto un’ingiustizia, così come la consapevolezza che un mondo in cui ci sia una più equa ripartizione della risorse e in cui tutti abbiano le stesse possibilità per sviluppare le proprie potenzialità sarebbe un mondo più sicuro, stanno alla base della nascita e della crescita della solidarietà internazionale.

Appare quindi evidente come questo approccio non sia meramente caritativo: la solidarietà internazionale sta assumendo sempre di più la connotazione di un vero e proprio dovere giuridico, ma al tempo stesso rappresenta anche un investimento in un mondo più giusto, e quindi, più pacifico e sicuro. Questa argomentazione è quanto mai attuale, se pensiamo alle tensioni politiche internazionali che stiamo vivendo oggi.

Occorre però chiarire un punto: perché cooperazione allo sviluppo?
Il termine cooperazione implica un’interazione tra due soggetti per il raggiungimento di uno scopo, che nel nostro caso è proprio lo sviluppo. Il termine cooperazione implica quindi che il processo di sviluppo non deve e non può essere promosso e realizzato unilateralmente: i soggetti coinvolti devono quindi provenire sia dai Paesi più ricchi, in virtù del principio di solidarietà di cui si parlava sopra, ma devono essere coinvolti anche i soggetti che appartengono al Paese beneficiario, sia per poter individuare al meglio gli interventi da realizzare sia per garantire che detti interventi siano duraturi e rispettosi della cultura locale.

Esistono diverse tipologie di cooperazione internazionale, in generale se ne possono individuare due grandi gruppi.

Da una parte esiste la cooperazione governativa, che a volte può essere guidata anche da principi non meramente solidaristici quanto piuttosto da scelte politiche.
Un aspetto importante e tuttora oggetto di un acceso dibattito è quello dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS), che prevede che i Paesi Più ricchi destinino una parte del loro prodotto interno lordo (PIL) per favorire lo sviluppo nelle zone più povere del mondo.
La percentuale che si chiede agli Stati più ricchi di destinare a tal fine è lo 0,7% del PIL, anche se attualmente si raggiunge solo il lo 0,2%.

Un’altra forma di cooperazione è quella non governativa, portata avanti da quella parte della società civile.
Un esempio concreto in questo senso è rappresentato dal mondo delle ONG, Organizzazioni non Governative.
Questi organismi hanno diversi finanziatori, tra cui privati, ma anche istituzioni (come il Governo o l’Unione Europea).

Chiariti i punti essenziali per comprendere il concetto di cooperazione allo sviluppo, almeno nell’accezione che caratterizza il nostro approccio come ONG, è interessante passare ad un argomento più tecnico, ma sicuramente interessante per comprendere a pieno le dinamiche della cooperazione allo sviluppo.

B) PROGETTARE LO SVILUPPO: IL CICLO DEL PROGETTO

Abbiamo fatto chiarezza su alcuni punti fondamentali: in particolare, sul concetto di sviluppo e su quello di cooperazione allo sviluppo.
Ma lo sviluppo è un’attività che va pianificata secondo criteri ben precisi e con una struttura logica che permetta effettivamente di raggiungere gli obiettivi dello sviluppo, così come definiti sopra.

Pur non volendo affermare che esista un solo modo per progettare lo sviluppo, senza dubbio il metodo più conosciuto ed efficace è quello del ciclo del progetto (introdotto dalla Commissione Europea per l’identificazione, la formulazione, l’implementazione e la valutazione di progetti di sviluppo).

Questo approccio considera la vita del progetto dall’inizio alla fine come un insieme di azioni ben definite ma al tempo stesso fortemente correlate tra di loro in una sequenza circolare.
Tra le varie fasi non esiste quindi solo casualità, ma anche interazione ed interdipendenza. Il ciclo del progetto può essere schematizzato come segue (cliccare per ingrandire lo schema):

Vediamo ora nel dettaglio delle attività le singole fasi del ciclo del progetto.

freccia_verde.gif (118 byte) 1. Identificazione

La fase di identificazione è molto importante: in questo momento vengono individuati sia la controparte locale che il tipo di progetto da realizzare.
Queste due scelte, come vedremo, dipendono dalla specifica missione istituzionale di ogni ONG e, in particolar modo, dal settore di specializzazione, così come dalla scelta di operare in specifiche aree geografiche.
Sempre nella fase di identificazione si procederà ad uno studio per valutare se effettivamente il progetto, così come identificato, sia realizzabile.

1.1 Identificazione della controparte locale
Come già accennato nella parte introduttiva, la cooperazione allo sviluppo prevede che siano due i soggetti coinvolti in questo processo uno dei quali deve essere una controparte locale, ossia un soggetto appartenente alla Paese destinatario dell’intervento. Già abbiamo accennato alle regioni che stanno alla base di questa scelta.

L’individuazione della controparte locale è una scelta di fondamentale importanza prima di tutto perché la controparte avrà un ruolo importante nella fase di implementazione del progetto, ma anche perché sarà il soggetto incaricato di garantirne la continuità una volta concluso.
Nella scelta della controparte locale si tengono in considerazione alcuni elementi come il grado di rappresentanza, il rapporto che la controparte ha con i beneficiari previsti dal progetto; un altro elemento importante da ricercare è la condivisione dello stesso concetto di cooperazione e sviluppo, elemento che garantisce un’effettiva ed efficace collaborazione.

1.2 Identificazione del progetto
Una volta individuata la controparte locale si procede con questa all’identificazione del progetto.
In primo luogo vengono considerati i limiti allo sviluppo, ossia tutte quelle situazioni contingenti che impediscono il normale evolversi di un processo di sviluppo.
Una volta individuati i problemi, questi vengono considerati in relazione alle potenzialità e agli ostacoli che presenta il contesto. Fatta questa valutazione, si deciderà infine in quali ambiti e settori intervenire dati i vincoli imposti dalla situazione locale e si elaboreranno le possibili strategie per risolvere i problemi riscontrati.

In genere nella fase di identificazione del progetto si procede all’elaborazione del logical framework, ossia della struttura logica del progetto: una sorta di matrice che visualizza tutti gli elementi essenziali del progetto, mettendone in evidenza le relazioni causali.
In particolare si procede ad una prima individuazione delle finalità e degli obiettivi del progetto, dei beneficiari, delle infrastrutture, delle tecnologie, nonché delle risorse economiche necessarie per la realizzazione delle attività.

Insieme a questi elementi si individuano anche i così detti indicatori, che permetteranno di monitorare le attività e valutare il gradi di raggiungimento dei risultati attesi e degli obiettivi.
Gli indicatori devono essere stabiliti e definiti prima dell’avvio del progetto affinché possano essere più oggettivi possibile e quindi più efficaci nell’identificazione dei possibili problemi insorti in fase di realizzazione del progetto.

1.3 Fattibilità del progetto
L’esame di fattibilità è finalizzato a verificare che il progetto, così come identificato, sia realizzabile.
In particolare si analizzano le condizioni esterne, ossia tutte quelle condizioni che, pur essendo estranee al progetto, possono in qualche modo impedirne il corretto svolgimento o renderne difficile la realizzazione o il raggiungimento degli obiettivi individuati.

Il progetto verrà considerato tecnicamente non fattibile ogni qual volta si riscontri che quelle condizioni essenziali per il corretto svolgimento del progetto hanno scarse possibilità di verificarsi.
In questi casi, ci sono due alternative possibili: o abbandonare l’intervento o trovare soluzioni affinché la condizione essenziale possa realizzarsi.

In sede di fattibilità si valuterà anche la futura sostenibilità del progetto, ossia la possibilità che le iniziative intraprese possano continuare a produrre gli effetti anche una volta terminato il flusso dei finanziamenti.
Un aspetto importante della sostenibilità è quello ambientale, che considera se il progetto, così come pensato, abbia o meno degli impatti negativi sull’ambiente.

1.4 Valutazione ex ante
La valutazione realizzata in questo momento del ciclo del progetto ha come finalità quella di valutare preliminarmente, e con forte sforzo di astrazione, il progetto così come identificato.
In questo modo è possibile già in fase di identificazione correggere quegli aspetti che con grande probabilità potrebbero compromettere la realizzazione del progetto stesso.

freccia_verde.gif (118 byte) 2. Formulazione

La fase successiva all’identificazione è quella della formulazione del progetto, ossia l’elaborazione e la stesura del testo definitivo, in cui si sviluppano nel dettaglio tutti gli elementi del progetto.

Il documento finale sarà il testo ufficiale del progetto, ossia quello che verrà presentato al possibile finanziatore.
In genere il testo definitivo del progetto è composto da una breve sintesi dell’intervento e dalla descrizione dettagliata del progetto.
Occorre però sottolineare che ogni Ente finanziatore richiede specifiche modalità, informazioni, documentazioni per la composizione del dossier, elementi indispensabili affinché il progetto venga preso in esame.
Quindi il testo finale del progetto dovrà sempre essere elaborato tenendo in considerazione le procedure richieste dall’ente finanziatore.

freccia_verde.gif (118 byte) 3. Finanziamento

Una volta pronto, il testo del progetto viene presentato all’ente finanziatore prescelto per la richiesta del contributo per la realizzazione.
Il progetto viene quindi analizzato e, infine, l’ente finanziatore si pronuncerà sull’approvazione o sul rigetto della proposta di finanziamento.

La durata di questa fase è variabile e dipende dalle procedure di selezione adottate dai diversi finanziatori, che in alcuni casi posso chiedere all’ONG proponente di apportare modifiche al testo presentato. Se la fase di selezione va a buon fine, Ente Finanziatore e ONG firmano un contratto che vincolerà le parti per tutta la durata del progetto.

freccia_verde.gif (118 byte) 4. Implementazione

4.1 Realizzazione
La fase di realizzazione è quella in cui, una volta ottenuto il finanziamento, il progetto viene effettivamente implementato.
In questa fase vengono mobilitate tutte le risorse necessarie per la realizzazione delle attività.
Viene inoltre selezionato il team del progetto (espatriato e locale) e vengono programmate le attività previste.

4.2 Gestione del progetto
Nella fase di realizzazione la gestione del progetto occupa un posto molto importante, perché in qualche mondo è la condizione necessaria per l’implementazione del progetto stesso.

In genere rientrano nell’attività di gestione l’apertura di un conto corrente bancario intestato al progetto dove il finanziatore provvede a versare i fondi per la realizzazione dell’intervento.
E’ necessario anche organizzare un servizio di gestione contabile amministrativa in loco, che provvederà a mantenere contati con l’amministrazione centrale dell’ONG, che periodicamente si occuperà di redigere il rapporto descrittivo delle attività e del rendiconto economico-amministrativo, che verranno inviati all’Ente finanziatore come informazioni sul progetto.

4.3 Monitoraggio
Il monitoraggio è un’attività molto importante nel contesto del ciclo del progetto: infatti solo una costante opera di controllo sull’andamento delle attività realizzate, realizzata attraverso la misurazione, la raccolta e la registrazione di informazioni, permette di individuare eventuali distorsioni del progetto e, quindi, possibili soluzioni per non comprometterne la realizzazione.

4.4 Valutazione on going
La valutazione on going è quella che viene realizzata nel corso dell’implementazione del progetto, in genere nel medio periodo.
In questo caso la funzione dell’attività di valutazione, che si avvicina per alcuni aspetti all’attività di monitoraggio, è di realizzare una valutazione intermedia del progetto per individuare le eventuali distorsioni o le problematiche che si sono venute a creare.

Questa specifica valutazione si realizza in un momento in cui il progetto non è ancora terminato e sono quindi ipotizzabili delle misure correttive.
Ciò che differenzia la valutazione on going dal montoraggio è l’oggetto di indagine: nel primo caso si valutano i risultati delle attività, mentre in fase di monitoraggio si considerano solo le attività.

freccia_verde.gif (118 byte) 5. Valutazione

Così come il monitoraggio anche la valutazione può essere definita un processo di misurazione, di raccolta e di registrazione di informazioni relative all’andamento del progetto.
Tuttavia il fine della valutazione realizzata in seguito alla fine del progetto, è di verificare che si siano raggiunti gli obiettivi programmati.

La valutazione rientra e fa parte integrante del ciclo del progetto, ma occorre sottolineare che sono più di uno i momenti nel project cycle in cui è possibile e opportuno implementare un’attività valutativa.
Come abbiamo già visto, nella fase di identificazione viene realizzata la cosiddetta valutazione ex ante mentre nel corso dell’implementazione del progetto si realizza la valutazione on going.
Esistono infatti diversi tipi di valutazione, che si collocano temporalmente in un preciso momento del ciclo del progetto e, di conseguenza, hanno funzioni peculiari e ben definite.

5.1 Valutazione finale
La valutazione finale si colloca, dal punto di vista temporale, nel momento in cui il progetto è appena terminato o terminato da poco tempo.
In questo caso l’oggetto della valutazione è l’obiettivo specifico del progetto e, in particolare, il grado di raggiungimento dei risultati attesi, alla luce delle modalità con cui sono state portate a termine le attività previste.

5.2 Valutazione ex post
La valutazione ex post viene realizzata dopo un certo lasso di tempo dalla fine del progetto, un anno o un tempo più prolungato a seconda della complessità del progetto.
Si parla in questo caso di valutazione d’impatto, ed è questa la tipologia di valutazione che permette di esprimere un giudizio circa il grado di raggiungimento dell’obiettivo generale.

Concludendo, ocorre però precisare che “[…] il progetto è sì uno strumento fondamentale, ma costituisce comunque un’astrazione ipotetica, un tentativo cioè di innescare e governare processi che avranno luogo nel futuro. Bisogna cioè evitare di considerare questo strumento come un assioma assoluto e prevaricante le dinamiche della realtà, rispetto alle quali il progetto deve essere funzionale e non il contrario. Queste osservazioni devono costituire le chiavi di lettura del ciclo progettuale, e più in generale di ogni strumento di cooperazione, dal momento che anche il miglior progetto può rivelarsiun insucesso qualora non si tenga conto di ogni fattore e di ogni dinamica significativa che viene toccata dall’intervento.”

(A. Raimondi e G. Antonelli, Manuale di Cooperazione allo Sviluppo – Linee evolutive, spunti problematici, prospettive, Editrice SEI, Roma, 2001).