Non Sono Angeli: il VIS aderisce all'appello. E tu?

18 novembre 2014 - Il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) aderisce alla campagna "Non sono angeli"  promossa da un gruppo di professionisti della comunicazione e informazione nel terzo settore. Durante la nostra assemblea dei soci, tenutasi a Roma sabato 15 e domenica 16 novembre, è stato letto l'appello #nonSonoAngeli

Condividiamo le finalità della campagna conoscendo in prima persona e impegnandoci nella promozione del Volontariato in Italia e all’estero. Sappiamo che non ci vogliono “le ali” per migliorare il mondo nel quale viviamo, ma buona volontà, competenze, impegno quotidiano e spirito di servizio e condivisione.

Il VIS con la sua adesione si è impegnato a diffondere la campagna al maggior numero di persone possibile, , confidando che il mondo dell’informazione e l’opinione pubblica riescano, anche grazie a questo appello, a guardare alla nostra realtà scorgendo un modello da seguire e da sostenere sempre, non solo durante le emergenze.

Per aderire all’appello lascia un messaggio su Facebook o su Twitter con hashtag #nonsonoangeli

Per maggiori info:

- Pagina Facebook della campagna 

- Il blog della Campagna 

 

APPELLO

Non chiamateli angeli del fango. Non sono eroi, ma cittadine e cittadini attivi.
Li vedete come angeli, ma sono persone ‘comuni’, attive e responsabili che nell’emergenza si riuniscono, imbracciano una pala e si mettono a scavare nel fango.

Sono quella parte di cittadinanza che ogni giorno, nelle associazioni o individualmente, nei loro posti di lavoro, in strada o su internet, chiede l’attenzione delle Istituzioni, anche prima delle emergenze, e denuncia gli abusi e si batte per i propri diritti, dimostrando di amare il territorio come se fosse la propria casa: un vero bene comune. Se li chiamate ‘angeli’ o ‘eroi’, non fate altro che mitizzarli, trasformarli in qualcosa di eccezionale, di quasi divino. Non sono angeli (né eroi), ma forse sono di più: sono testimoni, esempi di uno stile di vita diverso.

Come a Firenze nel 1966, a Genova nel 1970 o a Vicenza nel 2010 non sono un evento straordinario, una bizzarria; vivono a Genova, come a Napoli, a l’Aquila come in Emilia. Esistono anche se non sono rappresentati, se non occupano le prime pagine dei giornali, se non sono protagonisti delle notizie d’apertura dei Tg. Non ricordatevi di loro solo nel momento dell’emergenza, ma anche quando questa sarà passata.

Nel nostro paese c’è bisogno di far conoscere il volontariato, la solidarietà e qualsiasi altra forma di aiuto reciproco, per quello che sono, non soltanto attraverso titoli e slogan. C’è bisogno di raccontare le storie delle persone che credono nella solidarietà per comunicare attraverso loro e con loro un nuovo modello di comunità, nuovi stili di vita. Forse, anche ascoltando queste voci, cominceremmo a risolvere quei problemi, come il dissesto del territorio, per cui il volontariato e la società civile si adoperano lontani dai riflettori, senza retorica, senza bisogno di esagerazioni e iperboli, senza santi o eroi.

Ognuno deve fare la propria parte: chi si attiva nel settore del volontariato e della solidarietà come chi svolge il fondamentale compito dell’informazione. Che si creino momenti di incontro tra chi è attivo nel sociale, giornalisti e professionisti della comunicazione, luoghi di confronto per migliorare l’informazione e la conoscenza, per fare un passo avanti nella direzione del cambiamento, per comunicare bene il bene.

Non sono angeli, non rendeteli invisibili.