Testimonianza della nostra volontaria Fabiana Arrivi, che sta per concludere il suo servizio di volontariato in Angola

ANGOLA (7 maggio) -  Cari amici, questi ultimi mesi qui mi stanno regalando emozioni forti e contrastanti, sto riflettendo sulla vita, vita che nasce fisicamente dentro di me e che rinasce dall'alto spiritualmente. Un esserino che ancora non si vede, ma che già cambia la vita, nostra e delle persone vicine, una vita nuova così importante che non ti lascia alcun dubbio sul lasciare tutto e tornare a casa, proprio a me che pensavo di non avere l'istinto materno!

Insieme a questa nuova vita che mi porto dentro, incontro Maria, un'altra vita che mi fa rinascere, che inspiegabilmente mi da Speranza, che mi nutre. Maria è una donna di 34 anni, che ho conosciuto perché Padre Martin mi ha chiesto di visitarla dopo che già le aveva dato l'estrema unzione.

Entro nella sua casa, e incontro un'altra vita, che sta per andarsene però, pelle e ossa, 25 Kg al massimo, ma serena, con gli occhi stanchi, e lucida. C'è subito una strana sensazione di confidenza, di vicinanza. Lei era a terra, con una coperta per scaldarla, e una bimba che giocava nella stanza; la visito, le faccio delle domande, purtroppo è una diagnosi facile, AIDS.

Mentre lei parla, Padre Martin gioca con la bimba nella sua stanza, a stento riesco a sentire la sua voce sottile, mi siedo per terra con lei, mi racconta delle visite fatte, dell'inizio della malattia. E' serena, e questa cosa mi turba un po', ma poco dopo inspiegabilmente mi sento serena anch'io; le prendiamo il sangue, e dopo in laboratorio confermeremo la diagnosi. Andando via dalla sua casa, Padre Martin mi dice che abbiamo appena visitato Gesù.

Mi commuovo, ma non mi faccio vedere da lui. Qualche ora più tardi torniamo li per darle la notizia. I suoi occhi si spaventano, nella stanza l'aria si tende, la bambina continua a giocare indisturbata e Maria accetta di andare in ospedale. Padre Martin la prende tra le sue braccia e partiamo per il viaggio della speranza.

Maria è ancora in ospedale, fa piccoli miglioramenti, e affronta tutte le difficoltà con coraggio e soprattutto con una fede tenace, io sono li accanto a lei appena posso fare una scappata a trovarla, ed ogni volta sento come la sua vita sia appesa ad un filo, ogni giorno è una lotta contro le ingiustizie di questo paese, contro i medici incompetenti che le interrompono senza motivo la terapia antiretrovirale, contro il commercio di sangue quando ha bisogno di una trasfusione, contro la povertà che ti priva del diritto alla salute, è una lotta, ma lei sorride appena ne ha le forze, si fa coraggio, e piano piano affronta tutte le difficoltà, una ad una, senza lasciare che si accumulino, senza lasciare che la demotivino. Io continuo ad andare li, mi accorgo di poter fare poco, ma lei mi fa bene, la sua presenza mi mette pace e serenità e mi da coraggio per affrontare le mie difficoltà.

Penso alla mia fragilità, al mio desiderio di certezze, al mio senso di giustizia, e capisco quanto ho da imparare da lei. Poi penso a Padre Martin, quando dice che negli ultimi incontriamo Gesù, e penso come questo sia effettivamente il sunto della nostra esperienza in Angola, sento quanto sia vero.

Certo non c'è bisogno di arrivare fin qui per fare questo tipo di scoperta, gli "ultimi" sono ovunque, ma qui non ci sono vie di fuga, non ci sono alternative, ne momenti di svago e luoghi dove potersi rifugiare per qualche giorno; è il punto debole e il punto di forza di questa esperienza, così travolgente, che a volte ti fa vacillare, ti fa piangere, ma che ti mette di fronte a te stessa e alla tua fede e alla fine ti fa rinascere, nuova e diversa, come mai avresti pensato.

Che dire quasi alla fine di questa esperienza, solo ringraziare, la gente angolana prima di tutto, i salesiani che ci hanno accolto, il Vis che ha avuto fiducia in noi, e sperare che il cammino continui, con la semplicità e la libertà che abbiamo appreso qui.

Un abbraccio a tutti

 

Fabiana Arrivi