Conoscenza e condivisione per una educazione inclusiva in Albania

13 febbraio 2020 - Come ha detto Papa Francesco ai partecipanti al convegno per persone disabili promosso dalla Conferenza episcopale italiana nel 2016: “Tante volte abbiamo paura delle diversità. Ci fanno paura. Perché? (…). È più comodo non muoversi, è più comodo ignorare le diversità e dire: tutti siamo uguali, e se c’è qualcuno che non è tanto ‘uguale’, lasciamolo da parte, non andiamo incontro”. 

Il centro per la protezione dei diritti delle persone diversamente abili di Koplik è una stanza, nello stesso edificio che ospita gli uffici della municipalità di Malesi e Madhe, nel nord dell’Albania, ma con un’entrata indipendente. Qui, ogni mattina, si ritrovano dai 10 ai 15 bambini e ragazzi, tra i 4 e i 35 anni, sotto le cure di Brisi, una signora di Koplik che ha dedicato la propria vita ad accudire questi ragazzi e a battersi per il loro diritto a non essere invisibili.

 

In Albania, come in tanti altri paesi nel mondo, le persone con disabilità vengono messe da parte, guardate con diffidenza o addirittura con paura. La legge garantisce loro una serie di diritti, ma nella pratica la realtà è diversa. Alcuni importanti passi avanti sono certamente stati compiuti. Oltre ad aiuti economici per le persone disabili, sono previsti ulteriori sussidi economici per l'assistenza a domicilio nei casi in cui venga ritenuta necessaria dalla commissione medica. Diverse associazioni per la difesa dei diritti dei disabili sono nate negli ultimi anni così come strutture specializzate nei principali centri abitati per fornire loro l’assistenza necessaria. Ciò nonostante, le barriere, non solo quelle architettoniche, sono ancora numerose. Oltre ad avere pochissime occasioni di socializzazione e inclusione sociale, per le persone disabili l’accessibilità all’istruzione e al mercato del lavoro è molto ridotta.

 

La maggior parte dei ragazzi di Brisi vive in situazioni familiari difficili. A delicate situazioni economiche si aggiungono l’esclusione sociale e la vergogna dei familiari nel mostrare agli altri la disabilità di un membro della propria famiglia.

 

Una cosa è certa: se in Albania il cambiamento culturale avverrà, verrà sicuramente dai giovani. Da qualche mese infatti, ogni martedì, alcuni ragazzi del VIS, insieme ad altri ragazzi del posto, si recano al centro per passare qualche ora con Brisi e i suoi ragazzi o li invitano al centro giovanile aperto dal VIS per ballare, cantare o disegnare. Per tutto il mese di dicembre, lo staff VIS e altri giovani volontari si sono impegnati a rallegrare il periodo delle feste natalizie per i ragazzi di Brisi ispirandosi al gioco del “Babbo Natale segreto”: ogni settimana ogni ragazzo ha ricevuto un piccolo regalino senza però che l’identità del donatore fosse rivelata. L’attività si è poi conclusa con una festa di Natale al centro giovanile dove, tra canti e balli, si sono aperti gli ultimi regali.

 

Inoltre, gli studenti della scuola superiore di Koplik hanno organizzato una mattinata di sensibilizzazione proprio sul tema della disabilità durante la quale, alla presenza dei ragazzi di Brisi e di altri loro cooetanei, hanno condiviso poesie e pensieri personali, oltre che balli e canti per ringraziare i ragazzi del centro della loro gioia e vitalità. Alla fine della giornata, a cui anche il VIS ha partecipato, una studentessa della scuola ha condiviso così le proprie emozioni: “All’inizio lo percepivamo come un obbligo scolastico e pensavamo di dover insegnare loro qualcosa, ma ci siamo presto resi conto, fin dai primi minuti passati con loro, di avere noi tanto da imparare dalla forza d’animo, allegria e amore incondizionato che questi ragazzi sanno regalare a tutti indistintamente, senza filtri o discriminazioni.”

 

La ricetta è semplice: la conoscenza e il rapporto diretto con chi viene percepito come “diverso” abbatte tutti i muri e libera la vista verso orizzonti più ampi, in cui non c’è più spazio per sentimenti gretti come l’intolleranza e la discriminazione.