Emergenza RDCongo: il Natale al Centro Don Bosco Ngangi di Goma

31 dicembre 2012 - Ci ha scritto padre Piero Gavioli, direttore del Centro Don Bosco Ngangi di Goma, per raccontarci il suo Natale. Padre Piero ci racconta della festa vissuta dai bambini in mezzo alla morsa di un conflitto ora sopito, ma mai del tutto sedato. Insieme a lui, alla comunità Salesiana di Don Bosco, agli operatori locali, i nostri volontari internazionali.

"Ecco, abbiamo celebrato Natale in modo del tutto ordinario: lo straordinario - e ne rendiamo grazie al Signore – è stato di aver potuto farlo, con molta gioia, in un clima di guerra e di insicurezza. L’indomani, abbiamo ripreso la scuola ed il lavoro: il Bambino Gesù è con noi – il suo nome è Emanuele, è presente in ciascuno dei bambini vulnerabili, orfani, non accompagnati, "smobilitati" (ex soldato) che il Centro Don Bosco accoglie ormai da una ventina d’anni. Il Signore ci spinge a dare di più a quelli che hanno ricevuto di meno dalla vita. Qualche volta, ci fa un segno perché possiamo riconoscerlo: l'ultima signora sfollata, rimasta al Centro perché visibilmente incinta, ha “scelto" il pomeriggio di Natale per dare alla luce un bambino. Evidentemente, si chiama Emanuele." scrive Padre Piero nella sua lettera che trovate per interno qui sotto. 

Natale è la festa dei bambini, perché Dio ha voluto diventare un bambino. Quale può essere la festa dei bambini di Goma, nel clima attuale di guerra e di miseria?
Il BICE (Ufficio Internazionale Cattolico dell'Infanzia) scriveva, a fine novembre 2012: "La situazione del bambino, nella città di Goma e su tutto il territorio del Nord Kivu, per il momento non permette la speranza. I bambini sono ingiustamente vittime di omicidi, rapimenti, traumi, abbandoni nelle case o nelle strade, in questa situazione difficile di fuga, di fame e di violenze sessuali.
La guerra scatenata nella città di Goma dal 19 novembre ha causato enormi pregiudizi ai bambini. Si deplora già la morte di bambini in legame diretto con il conflitto. Nei quartieri della città ed nei campi attorno, abbiamo constatato molte volte estorsioni di ogni tipo.
I combattimenti a Goma hanno ucciso in alcuni quartieri una decina di bambini, con pallottole, granate e bombe. Questa stima è provvisoria, ma comunque, ' è troppo anche un solo bambino che muore ingiustamente''.
Una decina di bambini del quartiere Katoyi sono stati reclutati dai ribelli del M23 all'epoca del loro soggiorno nella città di Goma. Numerosi bambini rimangono presi in ostaggio; attualmente anche i bambini del territorio del vulcano Nyiragongo sarebbero nella boscaglia in formazione al combattimento.
D’altra parte, il conflitto aumenta in modo tragico la mortalità infantile al momento del parto per i bambini nati prematuramente, a causa del saccheggio dell’incubatrice dell'ospedale generale provinciale di Goma da parte del gruppo ribelle durante le operazioni di estorsione dei beni.
Dovunque, migliaia di bambini sono soli, separati dai loro genitori e famiglie spariti nel fuggifuggi generale. È una devastazione totale. In generale, i bambini non hanno più accesso all'educazione perché tutti hanno paura, i bambini, i genitori, gli educatori.
Dal suo lato, l'UNICEF, in un comunicato di inizio dicembre, scriveva: " I nuovi affrontamenti nel Nord-Kivu hanno portato a più di 600 il numero totale delle scuole toccate questo anno dal conflitto, il che rappresenta più del doppio rispetto a tre mesi fa. Varie famiglie e le differenti parti implicate nel conflitto hanno occupato o saccheggiato, da settembre, circa 250 scuole in più nel Nord- e nel Sud-Kivu... " Numerosi sfollati hanno trovato rifugio nelle scuole che sono state utilizzate come cucine, mense, dormitori, caserme o magazzini di munizioni. (…) Anche i manuali scolastici e i banchi di scuola sono stati utilizzati come legna da bruciare": l'UNICEF sottolinea che 240.000 alllievi hanno perso parecchie settimane di scuola in aprile, dall'ammutinamento dei militari che hanno creato in maggio l’M23.

In questa situazione che "non permette speranza per il momento", la nascita di Gesù porta la tenerezza e la solidarietà di Dio a tutti i bambini in situazione di sconforto. I volontari del VIS, i Salesiani di Don Bosco ed i loro collaboratori del Centro Don Bosco Ngangi hanno cercato, in modo modesto e concreto, di essere "segni e portatori" di questa tenerezza di Dio.

Abbiamo preparato la festa di Natale con la preghiera: abbiamo pregato la novena, composta dal nostro vescovo Mons. Théophile Kaboy per chiedere la pace, con gli alunni al “buongiorno”del mattino prima di cominciare la scuola, con gli interni alla “buonanotte” della sera, in comunità con gli aspiranti... Un gruppo di bambini di azione cattolica l'hanno pregata ogni pomeriggio durante un adorazione eucaristica. Molte persone e comunità, in Africa ed in Europa, hanno pregato con noi. Così, anche se le truppe dell’M23 sono a 4 o 5 km da Ngangi, da due settimane viviamo in un clima provvisorio di pace. E siamo sicuri che il bambino Gesù ispirerà pensieri di pace ai grandi della terra che partecipano all'incontro di Kampala - che deve riprendere il 4 gennaio 2013.
Il 24 dicembre gli alunni sono venuti come al solito a scuola - le vacanze di Natale sono state quasi soppresse per recuperare i giorni di scuola persi a causa della guerra. Gli alunni dell'istituto secondario e professionale hanno partecipato, con molta gioia e entusiasmo, ad un concorso di canti di Natale, vinto dalla classe di 2° media. I piccoli della scuola elementare, dopo avere passato un breve esame trimestrale, hanno abbellito le loro classi con presepi originali. Una giuria molto seria è passata ad esaminarli e ha attribuito il 1° premio alla classe 5° B.

A mezzogiorno, abbiamo invitato ad un pranzo di festa tutti i nostri collaboratori, insegnanti ed impiegati, con i coniugi rispettivi. Ogni famiglia ha ricevuto un pacco con abiti per i genitori ed i bambini. È un segno tradizionale di riconoscenza per un servizio fedele e spesso generoso.

La sera, per ragioni di sicurezza, la messa di mezzanotte è cominciata alle 18. I bambini dei dintorni del Centro hanno sentito che era la loro festa e sono venuti in massa: hanno partecipato ai canti ed alle danze con gioia ed anche con grida meno liturgiche che hanno certamente fatto sorridere il bambino Gesù.
Dopo la messa, i bambini e ragazzi accolti nel centro hanno avuto diritto ad un pasto di festa: menù classico di riso e fagioli arricchito con un piccolo pezzo di carne. Poi, dopo una corta serata di canti e di danze, al momento di andare a letto ciascuno ha ricevuto un pacco, dove ha trovato abiti, sandali, caramelle, giochi, album da colorare… Era già molto tardi nella notte quando i bambini hanno chiuso gli occhi, dopo avere scoperto tutti i loro regali.

La mattina di Natale abbiamo celebrato le messe festive abituali, la prima alle 7 per gli adulti: erano circa 2000 nella grande sala polivalente che serve da cappella. In questa stessa sala, un mese fa avevano trovato rifugio centinaia di famiglie sfollate. A Betlemme, Maria e Giuseppe erano in qualche modo degli sfollati che non avevano trovato posto nella sala comune. Accanto all'altare, un presepio in forma di capanna. Era il nostro Betlemme, "la casa del pane": il bambino Gesù, deposto in una "mangiatoia" si offre in cibo a tutti gli affamati di Dio.
Alle 9, durante la seconda messa per i bambini e i ragazzi, c’è stata la presentazione e l'accoglienza dei nuovi chierichetti: 56 ragazzi dagli 8 ai 15 anni hanno ricevuto e indossato la tunica bianca e hanno cominciato ufficialmente il loro servizio all'altare. I loro genitori li hanno accompagnati al momento della messa ed al momento della festa che è seguita.

A mezzogiorno, siamo stati invitati dall'altra comunità salesiana di Goma: un momento di condivisione fraterna e di solidarietà, sempre utile nei momenti difficili. Il pomeriggio è stato tranquillo, i ragazzi interni potevano andare ad augurare Buon Natale ai loro genitori ed amici. La sera, nessuno ha fatto fatica ad addormentarsi.
Ecco, abbiamo celebrato Natale in modo del tutto ordinario: lo straordinario - e ne rendiamo grazie al Signore – è stato di aver potuto farlo, con molta gioia, in un clima di guerra e di insicurezza. L’indomani, abbiamo ripreso la scuola ed il lavoro: il Bambino Gesù è con noi – il suo nome è Emanuele, è presente in ciascuno dei bambini vulnerabili, orfani, non accompagnati, "smobilitati" (ex soldato) che il Centro Don Bosco accoglie ormai da una ventina d’anni. Il Signore ci spinge a dare di più a quelli che hanno ricevuto di meno dalla vita. Qualche volta, ci fa un segno perché possiamo riconoscerlo: l'ultima signora sfollata, rimasta al Centro perché visibilmente incinta, ha “scelto" il pomeriggio di Natale per dare alla luce un bambino. Evidentemente, si chiama Emanuele.

Goma, 30 dicembre 2012
Piero Gavioli