Emergenza RDCONGO: l'accoglienza continua in una città fantasma

27 novembre 2012 - Abbiamo sentito poco fa Monica Corna, volontaria VIS, in Repubblica Democratica del Congo. La situazione al Centro Don Bosco Ngangi è di relativa tranquillità. Goma sembra una città fantasma. Si vivono ore di attesa per quello che accadrà dopo la scadenza delle 48 ore dalla richiesta dei Capi di Stato dei Grandi Laghi riunitisi lo scorso we a Kampala di ritirarsi e di cessare le ostilità. Di pochi minuti fa la notizia che i ribelli dovrebbero aver annunciato il ritiro senza condizioni da Goma. 

I numeri delle persone accolte dai Salesiani e dal VIS nel Centro Ngangi restano confermati: al Centro ci sono circa 10mila persone, delle quali 6mila  sono bambini. 

Per chi non lo avesse ancora fatto, vi invitiamo a leggere l'appello "NON FERMARTI SOLO A GUARDARE" cliccando qui.

Per chi volesse effettuare una donazione a supporto del Centro Ngangi:

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 “E’ ancora presto per pronunciarsi. Stamani in città nulla è cambiato, ma aspettiamo e speriamo. Le prossime ore potrebbero essere decisive” afferma alla Agenzia MISNA monsignor Louis De Gonzague Nzabanita, vicario generale della diocesi di Goma.

Sempre secondo Misna fonti dell’emittente locale ‘Radio Okapi’ hanno invece rilanciato l’avvertimento ai miliziani da parte del generale François Olenga. “Se i ribelli non rispettano la scadenza stabilita dal vertice di Kampala per un loro ritiro da Goma, porteremo avanti il nostro lavoro e ristabiliremo l’autorità dello Stato. I congolesi sono stanchi delle guerre di aggressione” ha dichiarato il nuovo responsabile delle truppe di terra congolesi (Fardc). Intanto dal fronte dei ribelli giungono notizie contrastanti. Il pastore Jean-Marie Runiga, coordinatore dell’M23, ha ribadito che “siamo soddisfatti per l’avvio di negoziati con il presidente congolese, tuttavia non lasceremo mai Goma”. Dichiarazioni rilanciate da agenzie di stampa internazionali, attribuite a un non meglio identificato responsabile della ribellione e ad un colonnello ugandese Antoine Manzi, sostengono invece che “l’M23 ha accettato di ritirarsi”, senza fornire altri dettagli. “Inizialmente non volevamo prendere Goma. Siamo qui perché il governo ci ha provocati. Se lasciare la città può portare la pace in Congo, potremo accettare di farlo” ha sottolineato il capo militare della milizia, Sultani Makenga, in un’intervista a ‘Jeune Afrique’.

D’altra parte l’emittente ‘Radio Okapi’ ha riferito che dall’ingresso dei ribelli a Goma sono aumentati i casi di furti e saccheggi ai danni di edifici pubblici, di abitazioni private di ministri e responsabili militari locali. “Tre banditi armati che parlavano kinyarwanda sono entrati nella nostra casa, della parrocchia dello Spirito Santo, al centro di Goma. Ci hanno aggredito e minacciato, puntandomi una pistola alla tempia. Hanno rubato cellulari, computer, un orologio e i pochi soldi che hanno trovato ma per fortuna io e padre Daniel siamo salvi” ha raccontato alla MISNA monsignor Nzabanita.

Dall’altra parte del confine, le autorità di Kigali hanno segnalato pesanti combattimenti tra le truppe ruandesi e i ribelli hutu delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), in provenienza dall’Est del Congo dove hanno le proprie basi dal 1994. Gli scontri si sarebbero verificati nel dipartimento nord-occidentale di Gisenyi, zona di confine con il Nord Kivu.

Il riaccendersi del conflitto nell’Est della Repubblica democratica del Congo è stato al centro di una riunione straordinaria dell’Unione Africana (UA) tenutasi ieri ad Addis Abeba. L’organismo continentale sarebbe pronto a dispiegare nel Kivu una “forza neutrale internazionale”. Lo ha annunciato il commissario per la pace e la sicurezza, Ramtane Lamamra, aggiungendo che la Tanzania ha proposto di contribuire con 800 soldati. Emissari di Washington, Parigi e Londra hanno avviato inoltre consultazioni con diversi capi di Stato dei paesi dei Grandi Laghi.

Intanto a Kinshasa un gruppo di 145 deputati di opposizione e di maggioranza ha convocato in parlamento il primo ministro Matata Ponyo per “interrogarlo su quanto sta accadendo nel Nord Kivu e su come il governo sta rispondendo alla crisi” ha detto alla MISNA il deputato Luneno, annunciando che entro pochi giorni le due camere dovrebbero riunirsi in Congresso per ascoltare anche il presidente Kabila.

 FONTE VIS e MISNA.org