Palestina, lettera ad Hashem

22 ottobre 2015 - Durante gli scontri di mercoledì 21 ottobre a Hebron, in Palestina, ha perso la vita il dottor Hashem al-Azzeh, 54enne e figura di spicco tra i fautori della non violenza.

Azzeh ha perso la vita a causa dell’eccessiva inalazione di gas lacrimogeno, durante gli scontri tra giovani Palestinesi e le Forze armate israeliane di mercoledì a Hebron. A nulla è servita, dopo il primo malore, la corsa all’ospedale: i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Di seguito, la lettera scritta ad Hashem al-Azzeh dal volontario del VIS in Palestina Stefano Sozza.

"Caro Hashem, amico e fratello maggiore,

Ti ho incontrato la prima volta due anni fa e ancora ricordo le nostre lunghe chiacchierate a casa tua, davanti ad una tazza di tè o caffè e fumando sigarette. Quei giorni si parlava della situazione palestinese, di una resistenza non-violenta e di un sogno chiamato pace.

È sempre stato per me spiazzante vedere con quale naturalezza parlavi di ciò avevi passato e che stavi passando, situazioni che possono considerarsi al limite di ciò che consideriamo umano, e io, giovane ragazzino catapultato in una realtà così cruda e complessa, non potevo far altro che pendere dalle tue labbra e ammirare la risolutezza e lucidità dei tuoi ragionamenti; mai una parola fuori posto, mai un insulto a chi si augurava la tua morte, a chi picchiava i tuoi bellissimi figli e la tua dolce moglie Nisreen, a chi ti umiliava quotidianamente.

Esistenza per te era R-esistenza (sempre non violenta), era rimanere a vivere nella tua casa e nella terra della tua famiglia sapendo il rischio che correvi e sapendo che qualsiasi altra persona sarebbe andata via; dicevi sempre che la tua casa era una piccola Guantanamo, ma a questa frase tristemente realista aggiungevi un sorriso sincero che aveva il potere di tranquillizzarmi.

Porterò sempre con me il tuo più significativo insegnamento: " Mai arrendersi quando si sta combattendo per una giusta causa, non importa a quale prezzo". E tu, amico mio, hai pagato il prezzo più caro, hai pagato con la tua stessa vita.

Ma le parole si perdono al vento con il passare del tempo, ed è per questo che ti prometto che, appoggiato dalla famiglia VIS, farò tutto ciò che posso per realizzare la collaborazione che stavamo progettando insieme, credo sia questo il modo migliore per onorare il tuo passaggio e il tuo esempio su questa terra, perché di uomini come te ne passano veramente pochi.

Una dose eccessiva di gas lacrimogeni ha fermato il tuo cuore già malato, ma niente e nessuno potrà cancellare in me il ricordo della fierezza del tuo sguardo.

Sono fiero, orgoglioso e fortunato di averti conosciuto.

Che la terra ti sia lieve, ya Hashem."