VIS IN RDCONGO: una donna non deve perdere la vita dando la vita

7 ottobre 2013 - A Goma e a Ngangi, il mese di settembre è trascorso senza rumori di mitragliatrice e senza scoppi di granate. Tutto è calmo. I bambini sono ritornati a scuola, le attività del Centro Don Bosco Ngangi di Goma  continuano come sempre.  Malgrado il rischio di una ripresa della guerra, mentalmente usciamo dall'urgenza per pensare allo sviluppo. Oggi vi raccontiamo un pezzo di questo lavoro, nell'ambito di un progetto in parte già realizzato dal VIS insieme alla CEI per la formazione del personale medico e paramedico per contrastare la mortalità materna.  Mentre nel Nord-Kivu ci sono ancora minacce di morte, il Centro Don Bosco e il  VIS  si impegnano per la vita. 

Qualche mese fa, i mass media hanno pubblicato la notizia che la Repubblica democratica del Congo è “il peggiore paese per essere madre”, mentre la Finlandia occupa il primo posto della classifica, secondo il rapporto annuo di Save the children. Questo studio paragona la situazione di 176 paesi e li classifica secondo la salute, la mortalità infantile, l'educazione, i redditi e lo stato delle madri.

In Repubblica Democratica del Congo una donna o una ragazza su 30 rischia di morire a causa di problemi legati alla maternità, particolarmente al momento del parto. In Finlandia, paese in testa della classifica, questo rischio esiste solamente per una donna su 12.200. A Goma ed nel Nord-Kivu, si dice che il 13% delle donne rischiano di morire partorendo.

Tra le cause:

  • il numero alto di parti da parte di donne molto giovani il cui corpo non ha ancora raggiunto la maturità
  • l'accesso molto insufficiente alle cure
  • una penuria di personale sanitario.

La nostra risposta a questa situazione inaccettabile: accoglienza degli orfani e prevenzione attraverso la formazione del personale sanitario.

Il Centro Don Bosco Ngangi è informato e conosce molto bene questa situazione e da da più di dieci anni accoglie in un’ala del suo complesso - chiamata "Casa Ushindi" (vittoria, in swahili) - un orfanotrofio per bambini e bambine da 0 a 2-3 anni. Quando la mamma muore al parto o qualche tempo dopo, se la famiglia non ha i mezzi per nutrire e curare il bambino, il suo papà lo porta al Centro Don Bosco, dopo avere ottenuto il parere favorevole della Polizia Speciale per la Protezione dei Bambini (PSPE). Al Centro, gli assistenti sociali verificano ciò che è meglio per il bambino: aiutare la famiglia col latte, se può tenerlo a casa, oppure accogliere il bambino all'orfanotrofio. In questo ultimo caso, il bambino sarà ricondotto in famiglia quando avrà raggiunto l'età di 2 o 3 anni.

Il Centro Don Bosco non poteva accontentarsi di salvare i bambini. Ha cercato come lottare contro le cause di questa situazione. Ha introdotto, tramite il VIS - Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, un progetto realizzato insieme dalla Conferenza Episcopale italiana. Uno degli aspetti del progetto riguarda la formazione del personale medico. Così, da un anno, con la collaborazione del PNSR (Programma Nazionale di Salute Riproduttiva) e del Medico Ispettore Provinciale del Nord-Kivu, sono state organizzate sei sessioni di formazione per i medici ed infermieri che lavorano nelle maternità della città di Goma. Più di 100 agenti hanno ricevuto un insegnamento attualizzato, dato da medici specialisti, sulla consultazione prenatale, sull'accompagnamento delle donne incinte, sul parto, sull'uso corretto del "partogramma", sulle cure del neonato

Aprendo la prima sessione, il Medico Ispettore Provinciale del Nord-Kivu ha ricordato al personale medico le sue responsabilità e li ha invitati ad una conversione morale, a mettere al centro della struttura medica non, come capita talvolta, l'interesse economico, ma la vita delle mamme e dei bambini
In conclusione dell'ultima sessione, la portavoce dei partecipanti ha riassunto in una specie di slogan la finalità dell'insegnamento ricevuto: Una donna non deve perdere la vita dando la vita. Tutti i partecipanti si sono impegnati a mettere in pratica le nozioni e le tecniche apprese, a condividerle largamente con i colleghi che non hanno partecipato alle sessioni.

Il Centro Don Bosco darà il suo appoggio per la continuità della formazione e la diffusione di sussidi stampati, perché in avvenire non ci siano più o ci siano meno bambini orfani nella Casa Ushindi.

A Goma, in una situazione aperta o larvata di guerra, il Centro Don Bosco lotta per la vita.

Don Piero Gavioli

Direttore del Centro Don Bosco Ngangi 

Goma - REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO