Esiste un'altra faccia, interiore, della globalizzazione? Vi è un processo di appiattimento delle coscienze, ovvero un annacquamento delle identità culturali e religiose?Sono alcune delle domande al centro della XVIII Settimana di Educazione alla Mondialità dedicata a "Globalizzazione e libertà religiosa. Il rispetto dei diritti umani e delle diverse culture."
Aperta a Verbania Pallanza la XVIII edizione della Settimana di Educazione alla Mondialità, organizzata e promossa dal VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, che rivolge l’attenzione ed analisi, grazie al contributo autorevole dei relatori ed al dibattito con gli intervenuti, a “Globalizzazione e libertà religiosa. Il rispetto dei diritti umani e delle diverse culture”.
La questione di fondo che l’appuntamento pone è se nel mondo della globalizzazione vi sia ancora la possibilità di salvaguardare delle biodiversità culturali, attenenti alla sfera più profonda dell’uomo, tale da evitare una Mcdonaldizzazione dell’io cosciente, che trita e trasforma il tutto in una polpetta insapore di relativismo delle identità morali e religiose. E l’analisi in atto a Verbania è posta su un piano economico, geopolitico, legislativo e sociale, tale da permette di avere delle capacità di lettura e modalità di intervento nei contesti ove una ONG di cooperazione internazionale, come il VIS, opera.
Oggi si assiste ad uno svuotamento dei significati e dei significanti, ad una secolarizzazione mondiale con il rifiuto dei vincoli etici–religiosi, ad una omologazione e deconcentrazione identitaria che annacqua tutto e mischia in un crogiolo che fonde i popoli, le culture in un unico magma di culto esteriore. La libertà religiosa, intesa come libertà di fede e non solo di religione, è uno dei baluardi per garantire all’io la propria individualità, in grado di contraddistinguerci per storia, cultura e tradizioni, rendendoci diversi.
È la laicità, secondo quanto affermato da Giovanni Paolo II, il luogo di comunicazione fra le diverse tradizioni spirituali e la nazione, mentre i diritti umani divengono lo strumento di affermazione della libertà religiosa, contro il laicismo che valuta negativamente ogni tentativo del credente di far diventare la sua fede cultura e di giudicare la cultura, quindi anche la politica, alla luce della fede.
“Sta all’educazione dell’individuo e delle comunità il compito non solo di formare alla percezione della propria identità religiosa, ma anche al rispetto delle altrui identità, tali da poter esprimere il proprio credo, la propria spiritualità ed incanalarlo al servizio del bene comune. – ha affermato Massimo Zortea, presidente del VIS - Ed è il ruolo che in questi 20 anni il VIS, agenzia educativa nel segno di Don Bosco presente in 50 Paesi molti dei quali con una minoranza cattolica, ha ricoperto, assicurando ai 100.000 alunni, sinora sostenuti, anche l’espressione delle propria religiosità, valorizzandone le diversità culturali oltreché peculiarità individuali.”
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