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Hanna

"Mi chiamo Hanna, ho 32 anni e vengo dalla città di Lysychansk nella regione di Lugansk.

La guerra ci ha colto inaspettatamente il 24 febbraio verso le 5-6 di mattina. Gli adulti si stavano preparando per andare a lavorare e i ragazzi a scuola. Abbiamo sentito due potenti esplosioni e all’inizio non avevamo capito cosa stesse succedendo.

Non pensavamo ad una nuova guerra, ma verso le 9-10 di mattina i mezzi di trasporto pubblico si sono fermati e poco dopo è stata trasmessa l’informazione che confermava l’inizio della guerra.

Siamo riusciti ad andare via da Lysychansk solo ad aprile. Fino ad allora siamo rimasti chiusi in casa. Insieme con gli altri abitanti abbiamo costruito un rifugio antiaereo dove avevamo portato vestiti, acqua ed elettricità, poltrone e letti per non far dormire i ragazzi per terra.

Dato lo scoppio inaspettato della guerra non c’era nessun piano di evacuazione pronto. La gente andava via per conto proprio. Poi si sono iniziati ad utilizzare i treni ma ci volevano quattro ore per arrivare alla stazione dalla nostra casa e con i miei figli e la nonna il viaggio non era sicuro.

Dopo un po’ di tempo hanno distrutto la ferrovia ed hanno iniziato ad usare i pullman per evacuare le persone. Questo significava fare nuove file e tre ore di cammino per arrivare al luogo dell’evacuazione, che non era sempre garantita a causa dei potenti bombardamenti. Rimanevamo a casa in attesa del momento giusto per andare via. Avevamo terminato anche le medicine; io con il diabete di tipo 1 non riesco a sopravvivere a lungo senza insulina. Non potendo i volontari trasportare medicine di quel genere, abbiamo deciso di scappare.

Avevamo prenotato un taxi, ma quando eravamo in procinto di partire un’amica mi chiamò per dirmi che il punto d’evacuazione era stato bombardato.

Per la seconda volta eravamo rimasti bloccati. Dopo qualche giorno, ci ha telefonato un’amica di mia mamma che era da due settimane a Dnipro e si offrì di contattare dei volontari che raccoglievano soldi e organizzavano l’evacuazione da Lysychansk con macchine private.

La mattina seguente siamo partiti verso mezzogiorno. Durante il viaggio a Dnipro, che è durato 7-8 ore, vedevamo tanti pullman e macchine distrutte dal conflitto a fuoco. Siamo rimasti a Dnipro un paio di settimane prima di proseguire il viaggio.

Da lì con il treno siamo arrivati a Leopoli perché una nostra amica ci aveva detto che i Salesiani accoglievano i rifugiati dall’est. E così siamo arrivati a casa Don Bosco dei Salesiani. Dopo qualche giorno ci hanno detto che a Leopoli avevano costruito un altro campo dove ci siamo trasferiti a maggio.

Da quando siamo arrivate al campo io e Natalya lavoriamo in cucina distribuendo il pranzo e nel tempo libero lavoriamo con i ragazzi per distrarli un po’. Grazie al dipartimento dell'educazione e a Don Andriy, abbiamo creato il primo gruppo in Ucraina per i figli degli sfollanti interni. Il gruppo si chiama “Piznayko” e i ragazzi si trovano dalle ore 9 fino alle 13.

Ringraziamo tantissimo i Salesiani per l’aiuto perché il nostro Paese ne ha tantissimo bisogno e speriamo che la guerra termini il più presto possibile."

Mariapolis è una cittadella modulare allestita dal Comune di Leopoli grazie alla collaborazione dei Salesiani di Don Bosco e al sostegno del governo polacco per accogliere gli sfollati di guerra. È sostenuta grazie al contributo degli enti salesiani italiani attivi nella solidarietà internazionale e al cofinanziamento dell'Agenzia Italia Cooperazione allo Sviluppo con il progetto "Iniziativa di emergenza a sostegno della popolazione colpita dalla crisi in Ucraina.

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