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Nataliya

Nataliya proviene dal villaggio di Nyzhnye, nella regione del Luhansk ed ha quattro figli. Ci ha raccontato la sua storia di una vita normale, con un lavoro da custode nella scuola di Toshkivka a pochi chilometri da casa e dove i suoi bambini hanno studiato, ma che improvvisamente è stata travolta dalla guerra.

“La guerra su vasta scala è iniziata proprio il giorno del mio compleanno, il 26 di febbraio. Alle 4.45 abbiamo sentito potenti esplosioni nelle vicinanze per diverse ore e senza sosta. Al mattino la gente, spaventata, comprava di tutto nei negozi per poi fuggire in automobile. Nonostante dal 2014 convivessimo già con un conflitto, mai ci saremmo potuti immaginare l’intensità e la distruzione che questo avrebbe causato.

Noi non avevamo la macchina e quindi siamo rimasti a casa nostra che, nei giorni successivi, è stata colpita e distrutta da una granata. Io e le ragazze stavamo sistemando la legna da ardere in cortile e preparando il pranzo. Ad un certo punto ho sentito un’esplosione e dopo un paio di minuti, come una marea, una granata ha colpito la casa, un muro è caduto ma fortunatamente non c'era nessuno. Ci siamo rifugiati a casa di un vicino e abbiamo passato la notte nella cantina, per poi trasferirci nella scuola dove vivevano già diverse persone del nostro villaggio. In un paio di giorni eravamo già in 44 persone, di cui 15 bambini; dormivamo nelle classi sui materassini, faceva molto freddo perché mancava l'elettricità. Tutti portavano da casa quello che potevano.

Il 23 di marzo, verso mezzogiorno, un razzo è atterrato vicino al nostro rifugio senza esplodere, la sera stessa, una persona è morta colpita da una granata. La mattina dopo alcuni soccorritori ci hanno portato in autobus alla stazione di Zolotarivka. Da lì siamo partiti in treno per varie destinazioni. Io con i miei figli, un'altra famiglia e il nostro cagnolino “Caramella”, che è riuscito a salvarsi uscendo dalle macerie della casa, siamo stati portati a Leopoli dopo un viaggio durato due giorni e mezzo.

Non sapevamo dove andare. Ci siamo ricordati che Padre Oleg dei Salesiani di Dnipro, che aiutava la scuola già da otto anni, aveva lasciato il suo numero per ogni evenienza al preside.

Dopo aver contattato Padre Oleg, siamo stati così accolti nella “casa famiglia” dei Salesiani a Leopoli che ci hanno fornito di tutto quello di cui avevamo bisogno, compresa la cura del tempo libero dei nostri figli che sono riusciti a distrarsi un po’.

Successivamente ci siamo spostati a Mariapolis. Qui al campo sto cercando a mia volta di rendermi utile nella mensa comune e nella distribuzione di alcuni generi di prima necessita per gli sfollati. Inoltre, sono in costante contatto con i miei compaesani che hanno deciso di restare e ricevo notizie allarmanti. Non ci è rimasto più nulla, la nostra casa è stata distrutta, le persone a me vicine sono morte ma ci ricorderemo sempre dell’albero di ciliegie del nostro giardino che, ci hanno detto, è sopravvissuto ed ora è fiorito.”

Ora Natliya e la sua famiglia vivono a Mariapolis, una cittadella modulare, composta di tanti prefabbricati pensati per accogliere temporaneamente gli sfollati, allestita dal Comune di Leopoli in collaborazione con i Salesiani di Don Bosco e con il sostegno del governo polacco.

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