Mi sento reinserito nella società grazie alle azioni che i Salesiani di Don Bosco Angola e il VIS sviluppano a favore dei bambini, delle bambine e dei giovani che vivono in situazione di strada, come facevo anche io. Ora come attivista comunitario aiuto le persone a comprendere il valore della prevenzione. Voglio condividere la mia storia di riscatto con i bambini e i giovani che ancora vivono per strada, perché decidano consapevolmente di abbandonarla.


Patrick ha 12 anni e da quando sua madre è morta a causa della malaria, quattro anni fa, è stato accolto nel Centro Don Bosco Ngangi a Goma, in Repubblica Democratica del Congo, che ospita bambine, bambini e giovani che lì trovano protezione e la possibilità di costruire il proprio futuro.
22 maggio 2021: il vulcano Nyiragongo, uno dei più pericolosi al mondo, erutta con violenza provocando forti scosse di terremoto e la lava incandescente avanza verso la città.

Sono Sifa, ho sedici anni e vivo a “Maison Ushindi” presso il Centro Don Bosco Ngangi a Goma, una casa di accoglienza per bambine e bambini piccoli. Il centro ospita anche 6 ragazze fino ai diciassette anni e io sono una di loro. La nostra casa è grande, è divisa per dormitori a seconda dell’età che si affacciano sull'area giochi comune e sulla zona lavanderia.

“Mi piace guardare mio figlio, mi piace stringerlo forte, tenerlo stretto a me: lui è la mia vita”. (Mamma Faida)
Mi chiamo Faida e sono una bambina e una madre allo stesso tempo. Ho 14 anni e provengo da Mugunga, uno dei quartieri più poveri della città di Goma, roccaforte di gruppi armati che seminano il terrore nella regione da più di vent’anni.

Il mio nome è Elhadi Ndiaye e sono padre di sei figli. Ho un’esperienza migratoria di 19 anni in Italia, dove ho lavorato come operaio in una fabbrica di trasformazione di cuoio e pellame e successivamente come venditore di bigiotteria e calzature.
Negli anni il mio permesso di soggiorno è scaduto e il mio lavoro in proprio non poteva garantirne il rinnovo. Ero diventato un migrante irregolare e non ero più in grado di soddisfare i bisogni miei e della mia famiglia in Senegal.

Il mio nome è Munir Quassis e sono padre di 3 bambini. George, uno dei mie figli, è affetto da una disabilità fisica e mentale, viviamo tutti in una piccola casa al secondo piano, che rende i movimenti ancora più difficili per lui.
Ero un operaio dei giardini pubblici di Betlemme, ma purtroppo il lavoro è stato interrotto, così ho lavorato come operaio in una ditta di costruzioni in Israele.

Il mio nome è Basma Giacaman vengo da Beit-Sahour. Faccio parte dell’Unione delle Donne Arabe di Beit-Sahour, un’organizzazione femminista fondata nel 1956 che porta avanti diverse attività. Vorremmo ringraziare i Salesiani per il loro contributo nel fornire gratuitamente il pane a 21 famiglie a Beit-Sahour attraverso l’Unione delle Donne Arabe. So che potrebbe sembrare irrilevante fornire pane gratuitamente.

Mi chiamo Nelson, ho 14 anni e vivo da quasi un anno a Casa Magone, centro di prima accoglienza per i bambini in situazione di strada a Luanda.
Prima di venire qui mi trovavo per strada, dove per vivere dovevo elemosinare qualche moneta o un pezzo di pane per riempire lo stomaco.

Mi chiamo Zenebu Dest Teklehaymato, un gioeno ho visto un annuncio nella bacheca dell’Ufficio per il lavoro e gli affari sociali del Comune di Raya Alamata. Così ho scoperto che c’era la possibilità di fare un training. Una mia amica era già registratata e ha insistito affinchè partecipassi anche io al programma. Insieme abbiamo fatto il corso di formazione su cemento, produzione di mattoni e fondamenta.

Mi chiamo Moges Ashanafi e sono di Raya Alamata, nel nord dell’Etiopia. Da tempo ero disoccupato, avevo lasciato la scuola ma non trovavo lavoro. Avevo perso la speranza.
Poi, tramite l’Ufficio per il lavoro e gli affari sociali del mio Comune ho saputo di una opportunità proprio per ragazzi giovani disoccupati come me e ho decido di partecipare.