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Repubblica Democratica del Congo: la testimonianza di don Piero Gavioli

Condividiamo una testimonianza di don Piero Gavioli, direttore del Centro don Bosco a Bukavu nella Repubblica Democratica del Congo, che il VIS sostiene con i progetti di sostegno a distanza, che c

A Goma il grido dei giovani arriva attraverso l'arte

Grazie al supporto della CEI, 53 giovani studenti di 11

Francine

“Mi chiamo Francine Lumo, sono nata a Masisi il 6 giugno del 2005 e i miei genitori si chiamano Pascal e Kasiwa.

Mio padre era un soldato ed è morto durante il periodo della guerra e mia madre, dopo qualche tempo, si è risposata. Poco dopo, io, mia madre e il mio patrigno siamo andati a vivere a Kirotshe, ma lì la vita non era per niente facile. Mia madre, infatti, non svolgendo alcuna attività lavorativa non aveva un’autonomia economica, dipendeva in tutto e per tutto dal suo nuovo marito. Così la mia famiglia ha iniziato a considerarmi come un peso e il mio patrigno, a poco a poco, ha iniziato a discriminarmi ed emarginarmi: non potevo nemmeno più mangiare in loro compagnia.

Lui spesso tornava a casa dopo aver bevuto e gridava a tutto il quartiere che io non ero sua figlia e che dovevo tornare a casa di mio padre. Tutto questo mi faceva stare male e creava dentro di me una pesantezza opprimente perché sentivo che non c’era più spazio per me.

Avevo smesso di studiare e di pensare al futuro, ad un certo punto ero andata a vivere con uno zio materno. Mio zio mi ha iscritto a scuola e ha cercato di fare del suo meglio, ma ogni volta che pagava le tasse scolastiche o comprava qualcosa di cui avevo bisogno sua moglie gli creava problemi. Alla fine, per non essere troppo di peso per mio zio, sono tornata a vivere di nuovo con mia madre.

Un giorno, per caso, quando ormai credevo non ci fosse più nulla da fare per me, ho incontrato delle ragazze che erano tornate da una certa Maison Marguerite; le ragazze erano allegre e sembravano davvero in gamba. Alcune avevano già imparato nozioni di cucina, altre sapevano fare acconciature e altre ancora cucire. Dentro di me si è accesa una speranza e ho chiesto loro come potessi fare anch’io per frequentare i corsi di formazione di cui mi avevano raccontato. Mi dissero di andare al Centro Marguerite e parlare con i responsabili; così sono partita da Kirotshe a piedi e, senza pensarci un attimo, ho percorso i 30 km che mi separavano da Goma, pur non conoscendo nessuno e non avendo la certezza di riuscire a rientrare a casa per la notte.

Appena arrivata ho incontrato Edgard, l’assistente sociale, che mi disse che l'anno scolastico stava per finire e quindi era tardi per le iscrizioni, ma che sarei potuta tornare l’anno successivo. Non mi demoralizzai e ho aspettato pazientemente.

Finalmente un martedì, lo ricordo molto bene, vidi Edgard venire da me per dirmi di prepararmi: il giorno dopo saremmo partiti per il Centro Marguerite.

Da quel momento molte cose sono cambiate nella mia vita. Oggi abito alla Maison Marguerite con delle ragazze che considero sorelle, sono accolta, nutrita e vestita, senza dover dare nulla in cambio. Ho potuto scegliere una professione e ho imparato a fare succhi, preparare ciambelle e tante altre ricette. Sto continuando ad imparare e spero di andar via da qui con una buona padronanza di quest'arte culinaria che sto apprendendo e che insegnerò anche ai miei fratelli e sorelle minori rimasti a casa. Il sogno, un giorno, è quello di aprire un nostro ristorante che ci permetta di vivere senza dover soffrire né dipendere da qualcun altro.”

"Maison Marguerite" è un centro di accoglienza e formazione per ragazze, donne e bambini in situazioni di vulnerabilità a Goma, in Repubblica Democratica del Congo, dove il VIS opera da oltre vent' anni. Le educatrici sostengono le ragazze nel percorso di recupero di autostima e di superamento del trauma che ha causato le loro vulnerabilità, oltre a proporre loro percorsi di formazione professionale affinché possano costruire il loro futuro.

A Goma si va in scena: iniziano le attività per garantire pari opportunità sociali e formative

“Garantire pari opportunità sociali e formative ai giovani e alle donne della città di Goma per contribuire a costruire una società più equa e responsabile nella regione del Nord Kivu in Repubblica

LEA

Lea è arrivata al Centro Don Bosco di Goma con le sue tre sorelle quando aveva solo due anni. Il padre, dopo essersi separato dalla madre, si è risposato e si è disinteressato a lei e alle altre figlie; la madre era malata di HIV ed è venuta a mancare.

Il Centro le ha accolte e ha cercato di dare una famiglia a queste bimbe. Sono stati fatti diversi tentativi di reinserire Lea e le sue sorelle a casa dello zio, ma questo percorso non è andato a buon fine. Grazie all’intervento degli assistenti sociali del Centro Don Bosco una donna generosa che conosceva la loro madre ha deciso di occuparsi di loro.

Dal primo giorno in cui è arrivata presso il Centro Don Bosco, gli operatori del Centro hanno sempre seguito il percorso di Lea e delle sue sorelle fornendo loro supporto, pagando gli studi e continueranno a sostenere le bambine finché sarà necessario.

Ora Lea ha 12 anni e, finalmente, vive in un luogo sicuro e familiare dove poter giocare e crescere serenamente con le sue sorelle.

Patrick

Patrick ha 12 anni e da quando sua madre è morta a causa della malaria, quattro anni fa, è stato accolto nel Centro Don Bosco Ngangi a Goma, in Repubblica Democratica del Congo, che ospita bambine, bambini e giovani che lì trovano protezione e la possibilità di costruire il proprio futuro.

22 maggio 2021: il vulcano Nyiragongo, uno dei più pericolosi al mondo, erutta con violenza provocando forti scosse di terremoto e la lava incandescente avanza verso la città.

27 maggio 2021: le autorità ordinano di evacuare 10 dei 18 quartieri di Goma. Patrick, insieme agli altri 282 bambine e bambini e a 187 giovani, con l’aiuto del VIS viene trasferito a 35 km dalla città, in una scuola agraria salesiana.

5 giugno: la situazione nelle aule della scuola è complessa. Nella zona, tra i rifugiati, sta dilagando un’epidemia di colera, oltre al Covid. Il governo autorizza un graduale rientro in città. I Salesiani e il VIS decidono di riportare Patrick e gli altri bambini al Centro.

11 giugno: i salesiani e il VIS stanno cercando di allestire Maison Gahinjia, che attualmente ospita 35 ragazzi in situazione di strada, per poter accogliere 100 bambini durante il giorno e 60 anche per la notte.

 

 

Emergenza Goma

L’Eruzione del Vulcano Nyragongo a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, sta distruggendo case, beni e il futuro di migliaia di famiglie.

Erano le 18.30 del 22 maggio quando a Gom

Sifa

Sono Sifa, ho sedici anni e vivo a “Maison Ushindi” presso il Centro Don Bosco Ngangi a Goma, una casa di accoglienza per bambine e bambini piccoli. Il centro ospita anche 6 ragazze fino ai diciassette anni e io sono una di loro. La nostra casa è grande, è divisa per dormitori a seconda dell’età che si affacciano sull'area giochi comune e sulla zona lavanderia.

Sono la quinta di otto figli e vivo qui da quando avevo tre anni. Mia madre soffriva di problemi mentali e per questo non sono potuta crescere con lei; mio padre è scomparso da tantissimo tempo e non ho più sue notizie da oltre dodici anni.

Sono appassionata del lavoro che le educatrici fanno con i bambini più piccoli. Io cerco di aiutare e prendermi cura dei bambini che vivono qui come le educatrici si sono prese cura di me per tanti anni.

Il mio sogno è diventare insegnante; mi piace questo lavoro e per questo sceglierò la sezione pedagogica l'anno prossimo. Sogno di crearmi una famiglia, avere dei figli e prendermi cura di loro in un ambiente familiare, per questo voglio continuare a studiare, formarmi per acquisire le conoscenze che mi saranno per il mio futuro”.

La vita di Sifa è una testimonianza di quanto l'educazione, l’esempio e l’amore possano cambiare la vita di una persona, aiutarla ad affrontare la vita e costruire per sé e per gli altri un futuro di speranza.

I bambini, le bambine e le ragazze ospitate a Maison Ushindi sono supportati dal progetto di sostegno a distanza del VIS.

Faida

“Mi piace guardare mio figlio, mi piace stringerlo forte, tenerlo stretto a me: lui è la mia vita”. (Mamma Faida)

Mi chiamo Faida e sono una bambina e una madre allo stesso tempo. Ho 14 anni e provengo da Mugunga, uno dei quartieri più poveri della città di Goma, roccaforte di gruppi armati che seminano il terrore nella regione da più di vent’anni.

Da quattro mesi io e il mio bimbo di quasi un anno siamo stati accolti a Casa Margherita presso il Centro Don Bosco Nagangi. Circa due anni fa purtroppo mi sono trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, e mio malgrado sono rimasta incinta. Quel giorno ho passato molto tempo nel parco prima di ritrovare la mia famiglia e più di un mese in ospedale per le cure. Quel periodo mi è sembrato un'eternità.

Grazie a tante persone che mi hanno aiutato ora sono qui, al sicuro. Ho imparato a usare la macchina da cucire, so tagliare e confezionare una gonna e sono felice. Spero che alla fine di quest’anno saprò già cucire, questo mi permetterà di essere utile a me stessa, al mio bambino e a mia madre che vive sola a Mugunga. Ma soprattutto mi piace guardare mio figlio, mi piace stringerlo forte, tenerlo stretto a me: lui è la mia vita!”.

Faida e il suo bambino vivono insieme ad altre 56 ragazze vulnerabili a Casa Margherita. Qui hanno trovato una casa, protezione, cure e la possibilità di imparare un mestiere.

 

Lavorare per la propria indipendenza e formarsi per divenire leader: la sfida delle giovani donne di Bukavo

Quest’anno alla scuola dei mestieri Tuwe Wafundi al Centro Don Bosco di Bukavo, Repubblica Democratica del Congo, è stato accolto un numero considerevole di ragazz

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