Angola nel cuore: un viaggio tra radici e futuro
Pubblichiamo il diario di Gloria, volontaria SCU del VIS in Angola:
"C'è una canzone di Jojo Gouveia, un cantante angolano, che dice 'Questa è la mia Angola, di grande estensione territoriale, con fiumi e mari, abbondante di ricchezze e pesce da mangiare'.
Ecco, questa è l’Angola. Un paese vasto, vario e ricco di contraddizioni: si trova l’oceano, fiumi vastissimi, deserto e monti, immense foreste. Città urbane piene di edifici che si alternano alle baracche, 'aldeias' (villaggi) costituiti da case di mattone e capanne separate le une dalle altre da chilometri di flora selvaggia. Insomma, un Paese che ha il potere di incantare. O almeno lo è ai miei occhi.
Avere avuto la possibilità di svolgere il Servizio Civile qui non è stato solo un momento di crescita professionale e di scoperta del mondo della cooperazione, ma qualcosa di profondamente personale. Sono italiana con origini africane, ma in 24 anni avevo messo piede nel Continente solo una volta, e per poco tempo.
Quando ho scelto di svolgere il Servizio Civile volevo che fosse in un paese africano dove potessi sperimentare la vita in una società che adotta costumi ed ha una cultura molto simile a quelli che i miei genitori tentano di trasmettermi sin da piccola, e volevo farlo in modo indipendente.
Nessun Paese mi è sembrato più adatto dell’Angola, sia per la sua vicinanza culturale e geografica al Congo — un tempo un unico regno — sia perché, in fondo, è anche un po’ il mio Paese: mia nonna materna è originaria del nord dell’Angola. In più, il VIS propone progetti davvero interessanti, ideali per chi, come me, ha a cuore lo sviluppo delle comunità, la protezione dei diritti umani e ama lavorare con e per bambini e giovani.
Inoltre, la lingua ufficiale è il portoghese, lingua dei miei studi universitari; quindi, sarebbe stato ed è un modo per metterlo in pratica, anche se qui ovviamente il lessico è un po' diverso da quello del portoghese 'tradizionale'.
Una volta arrivata qui, ambientarmi non è stato troppo difficile. È vero, ci sono regole sociali da seguire che a me, per abitudine, possono sembrare strane, e usanze che per noi italiani hanno un significato positivo o neutro, mentre qui sono viste in modo diverso — e viceversa. Ho dovuto adattarmi al metodo di lavoro dei colleghi e affrontare alcune sfide nelle relazioni interpersonali, spesso legate a difficoltà comunicative. Eppure, nonostante tutto, qui mi sono sentita a casa fin dal primo momento.
Forse è perché i colleghi del VIS e i Salesiani mi hanno accolta fin da subito, facendomi sentire parte del gruppo e coinvolgendomi con entusiasmo nelle attività. O forse è perché Luanda è una città vivace e ben fornita, dove si trova tutto ciò di cui si ha bisogno, con tanta vita culturale, artistica e una 'movida' sempre attiva. O magari è per le onde dell’oceano, che ogni volta che metto piede in spiaggia mi regalano un senso profondo di pace e serenità. Probabilmente è un mix di tutte queste cose.
Ciò che so di certo è che mi porterò questa esperienza per sempre nel cuore, così come tutte le persone che ho conosciuto.
Obrigado VIS Angola, estamos juntos!"