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Angela: a Luanda imparo la resilienza dai ragazzi in situazione di strada

Angela, dopo tanta attesa, è da due mesi a Luanda in Servizio Civile presso lo staff VIS Angola. Ci racconta come sta iniziando a conoscere la capitale angolana attraverso l'incontro coi ragazzi in situazione di strada.

"I giorni in Italia scorrevano, la speranza di partire cominciava ad abbadonarmi e invece eccomi qui, in Angola da quasi due mesi. È incredibile pensare a quanto sia stata in grado di adattarmi così velocemente al cambiamento. I mesi passati nell'attesa di partire per il Servizio Civile sono diventati un lontano ricordo.

Il freddo italiano ha lasciato tutto lo spazio alle prime ustioni del sole sotto l'equatore e la mascherina con 32 gradi è diventata una parte integrante dell'abbigliamento. I primi giorni sono stati intensi, soprattutto per la difficoltà ad esprimere il mio stupore e i miei sentimenti in una lingua simile, ma comunque diversa come il portoghese. La molteplicità dei cambiamenti che in più di 24 ore mi hanno trasportato in un posto che non potevo neanche lontanamente immaginare, adesso prendono forma nell'immagine di un Paese che sto cominciando a scoprire.

Il primo contatto con la realtà di Luanda si concretizza attraverso le prime uscite fatte con la equipe di strada, quella che si occupa di localizzare i cosiddetti bambini de rua nel tentativo di fornire assistenza o di accompagnare alcuni di loro nei centri dei salesiani, dove possono trovare un rifugio. È arduo spiegare quanto sia difficile vedere bambini così piccoli letteralmente vivere per sopravvivere, nella speranza di racimolare qualche centesimo, elemosinando fuori gli uffici o vicino ai semafori (alcuni di loro inalano la gasolina per farsi passare la fame).

Nei luoghi dove i bambini in situazione di strada passano le notti non ci sono solo i più piccoli, si parla anche con i ragazzi più grandi. Alcuni raccontano lo loro storia, c’è chi ha abbandonato la propria moglie e la proria famiglia a seguito di un divorzio, chi ha subito le violenze del padre e ha deciso di non fare mai più ritorno a casa… Le ragioni sono diverse, ma tutti si trovano a proprio agio nel parlare con gli educatori che compongono l’equipe di strada. Ci vuole molto tatto e molta pazienza per inserirsi in luoghi che sono delle vere e prorie organizzazioni, bisogna farlo in punta di piedi, ma gli educatori attraverso la loro empatia sanno bene come incastrarsi in questi contesti così complessi.

Dopo aver partecipato alle attività con l’equipe di strada, vengo coinvolta in quelle di uno dei centri dei Salesiani. I centri Salesiani ospitano i bambini in situazione di strada nel tentativo di ricongiungerli alle proprie famiglie d’origine, dopo aver completato un percorso di riabilitazione. Casa Margarida è il nome della struttura che ospita 44 bambini di età diverse, ognuno con la sua storia. Le attività del centro sono variegate: si passa dalle paritite di calcio alle attività di artigianato.

Nonostante i bambini siano coinvolti in diverse attività, non possono ancora andare a scuola. Anche loro sono costretti a stare "a casa" da quasi un anno e gli educatori cercano di includerli in attività scolastiche di alfabetizzazione, purtroppo però, non tutti i bambini sono in possesso dello stesso livello di alfabetizzazione. Tuttavia, la loro voglia di imparare e la spiccata curiosità che li caratterizza non si fermano. Sin dalla prima volta che li ho conosciuti, sapendo della mia provenienza italiana, hanno iniziato ad interrogarmi sulla traduzione di ogni oggetto esistente. In questo modo sto imparando il portoghese e loro sono i miei insegnanti.

Parlare della fortuna che noi abbiamo, sembra una retorica facile e ripetuta, purtroppo è la verità. I bambini che sono costretti ad abbandonare la loro casa, che spesso è una stanza senza elettricità o acqua, sono le prime vittime della povertà e ne pagano le conseguenze, tanto da dover scegliere di abbandonare tutto per vivere in posti in cui sembra che ormai non ci sia più speranza. I giorni passati nel centro mi stanno insegnando che la loro resilienza è infinita.

I bambini sono in grado di farci capire che la sofferenza che viviamo non segna necessariamente una fine se ci saranno la forza e la volontà di imparare ed evolversi e che nemmeno le condizioni più avverse potranno spegnerci se si manterranno vive la bellezza e la capacità di stupirsi."